Irlanda, anni ‘30. Jimmy Gralton torna al paese: era stato costretto ad emigrare, ha girato il mondo, ha lavorato in America. A distanza di un decennio, molto è cambiato, eppure la storia è destinata a ripetersi. Con l’aiuto di tutti, Jimmy rimette in piedi la vecchia sala che egli aveva istituito, un tempo, come spazio condiviso in cui ballare, fare pugilato, insegnare canto e disegno. E, come dieci anni prima, finisce per scontrarsi con le locali autorità, religiose e politiche. Oltre alle danze tradizionali irlandesi, in quel capannone le donne apprendono balli lascivi e promiscui, indossano abiti che lasciano scoperte le braccia, ascoltano perfino la musica jazz dei neri d’America.
In realtà, il vero scandalo non è questo, c’è molto di più in gioco: Jimmy supera le storiche divisioni tra cattolici e protestanti per sostenere invece la lotta di classe, battendosi per i diritti dei lavoratori che i latifondisti hanno sfrattato dalla loro terra. Poco più di una stanzone coperto di semplici lamiere, la “sala” rappresenterà per la piccola comunità il luogo per ridere, per pensare e porsi domande, per cercare la libertà.
Sebbene il regista scozzese non abbia realizzato con “Jimmy’s Hall” una delle sue opere più incisive, è sempre un piacere ritrovare Ken Loach, ormai quasi alla soglia degli ottant’anni, come si ritrova un caro vecchio amico: con i suoi alti ideali, il cuore “rosso”, la convinzione incrollabile che l’unione fa la forza. La fotografia accarezza gli splendidi paesaggi della Contea di Leitrim, fra la torba e i cavalli da tiro, i cappotti pesanti e la polvere delle travi. La lentezza del ritmo si carica di intensità nella scena del ballo fra i due protagonisti: un tempo si amavano e forse si amano ancora, e si ritroveranno a danzare silenziosamente nella sala vuota, fra le sedie accatastate, nel chiarore lunare.
Loach si è ispirato ad una storia vera, ma senza scavare in profondità nei suoi personaggi; Jimmy Gralton è l’eroe forte, onesto, coraggioso, e Barry Ward che lo interpreta è fin troppo bello rispetto alle altre facce, popolari e veraci, del film. Più sfaccettato il ruolo del parroco, che condanna il comunismo di Jimmy, eppure ne è affascinato e lo rispetta, rendendosi conto che il principio marxista «a ciascuno secondo i propri bisogni» non è poi così lontano dall’evangelico «ama il prossimo tuo». Non manca, infine, la simpatia per i “cattivi” che vogliono fare i duri ma poi si sciolgono di fronte ad una tazza di tè, e per la saggezza dell’anziana madre, bibliotecaria ambulante che portava libri di scuola in scuola: solida e pungente come la scogliera irlandese.
Titolo originale | Jimmy's Hall |
Regia | Ken Loach |
Sceneggiatura | Paul Laverty |
Fotografia | Robbie Ryan |
Montaggio | Jonathan Morris |
Scenografia | Fergus Clegg |
Costumi | Eimer Ní Mhaoldomhnaigh |
Musica | George Fenton |
Cast | Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Padre Seamus, Francis Magee, Mikel Murfi, Sorcha Fox, Martin Lucey, Shane O’Brien |
Produzione | Sixteen Films, Why Not Productions, Wild Bunch, Element Pictures |
Anno | 2014 |
Nazione | Gran Bretagna, Irlanda, Francia |
Genere | Drammatico |
Durata | 109' |
Distribuzione | BiM Disribuzione |
Uscita | 18 Dicembre 2014 |
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