Il gioco delle coppie

Locandina

Proiezione de “Il gioco delle coppie” al cinema Giulio Cesare di Roma. Sala piena. All’uscita un signore distinto commentando il film insieme alla moglie dice: “Tutti ‘sti dialoghi sul futuro della comunicazione. Sarà pure interessante, ma che vuoi che gliene freghi alla gente!”.

È esattamente questo il limite e al contempo il valore del film di Olivier Assayas, una commedia molto verbosa in cui si intrecciano discussioni raffinate sull’avvenire dell’editoria e dei mezzi di comunicazione, con le storie sentimentali dei protagonisti. Il limite appunto è che può sembrare di assistere a un bel convegno di esperti del settore stimolante intellettualmente, ma che col cinema non c’entra niente. Il valore lo si comprende se attraverso uno switch mentale si entra nel gioco raffinato, non immediato, delle intenzioni del regista in cui questo cambio di registro dettato dalle infinite possibilità di una comunicazione dominata dalla rete, lo si trasfonde nelle relazioni umane.

Anche lì siamo destinati a un cambio profondo di percezione e fruizione specie nel campo sentimentale. I personaggi parlano, parlano e intanto e si accoppiano tra di loro senza ruoli definiti senza remore e senza scandalo. Non ci sono più scene madri, il tradimento non è visto come un’onta, è una possibilità di un sistema di relazioni basato sull’algoritmo amoroso. È sano un mondo scevro dalla gelosia e dal senso di possesso come la rete o l’amore cosi privo di passione non è amore? Il film non dà risposte, rappresenta questa evoluzione inarrestabile nella comunicazione, di informazione o d’amore che sia, e la registra in modo lieve, acuto, con una punta di malinconia.