Il colpevole

La locandina

Il centralino delle emergenze in una stazione di polizia, un agente operatore telefonico, le chiamate. Su questi soli tre elementi di scena si svolge la storia di “Il colpevole”, un giallo teso, avvincente, ricco di azione e colpi di scena, nonostante sia tutto ambientato all’interno di una stanza. Siamo dalle parti di “Locke” di Steven Knight il film del 2013 girato quasi per intero dentro  un’automobile.

Dice il regista danese Gustav Möller: «Credo che, nei film, le immagini più forti, quelle che rimangono maggiormente impresse, siano quelle che non si vedono».  E in effetti “Il colpevole” viaggia sul filo della forza evocatrice del racconto piuttosto che sull’illustrazione delle immagini. Per essere chiari la macchina che percorre l’autostrada con la donna nel bagagliaio non si vede ma si vive attraverso una drammatica telefonata tra l’agente e la vittima.

Affinché una simile impostazione possa reggere un’ora e mezza ci vuole, oltre a una solida sceneggiatura, un’accurata “regia da camera”, nella quale si crei una narrazione alternativa alle parole composta da piccoli ed esatti movimenti di macchina in cerca di ogni dettaglio, intersecati a primissimi piani piani e in cui naturalmente l’attore e le voci siano talmente coinvolgenti da essere dentro quello che sta succedendo, esattamente nel preciso momento in cui succede. Tutti elementi presenti e ben costruiti in questo film intelligente e, considerato che è un’opera prima, sorprendente per proprietà tecnica e espressiva.