Perchè rifare I magnifici sette e perchè rifare I Magnifici sette in questo modo sono domande che rimarranno senza risposta. Un villaggio sotto scacco. Sette uomini ingaggiati per difenderlo dal tiranno di turno. Uno scontro finale che lascerà più di qualche corpo in terra.
Il plot è basico ed esemplare. Viene da lontano, dal maestro Kurosawa che lo mise in scena con il suo I sette Samurai (1954). Fu oggetto di remake sei anni più tardi da parte di John Sturges, trasponendo la trama dall’età feudale giapponese alla frontiera americana del XIX secolo conservandone i medesimi temi dell’onore, dell’amicizia virile e del rifiuto di fronte all’ingiustizia. Sul motivo immortale di Elmer Bernstein (qui conservato nei soli titoli di coda) cavalcavano allora Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn, Robert Vaughn e Horst Buchholz.
Oggi Antoine Fuqua riprende quegli stessi personaggi, quello stesso plot rielaborandolo grazie alla penna di Nic Pizzolatto il papà del serial True Detective, da cui francamente ci saremmo aspettati qualcosa di più. Personaggi prevedibili, sbrufffoni, sopra le righe con cui è difficile costruire una minima empatia. Fosse stato ambientato a New York ai nostri giorni o in un futuro remoto nello spazio, non sarebbe cambiato di una virgola. Una scatola vuota senza emozioni, patos, epica.
Eppure potremmo provare a darne una nuova, personale interpretazione: la rappresentazione della nascita di una nazione. Parafrasando la pellicola muta di David Wark Griffith (1915) ambientata al tempo della guerra di secessione americana e ripresa nel titolo dal giovane regista di colore Nate Parker (The Birth of a Nation, che verrà presentato alla prossima imminente Festa del Cinema di Roma) per trattare il tema della schiavitù, I Magnifici 7 di Fuqua rappresentano le sette anime/razze fondanti della Nazione Nordamericana. Abbiamo il nero africano, il giallo orientale, il messicano, l’indiano, il wasp (White Anglo-Saxon Protestant), il bianco irlandese e cattolico della costa east e il cacciatore/cercatore d’oro alla Buffalo Bill dell’Ovest. C’è il diritto della popolazione americana di ribellarsi alla tirannia come teorizzato da Alexis de Tocqueville nell’imprescindibile Democrazia in America; ci sono i valori fondanti di Dio, Patria, Famiglia, Vendetta, Onore, Amicizia, Orgoglio. Se letta alla luce di questi elementi, la pellicola acquisterebbe uno spessore diverso, una ragione d’essere inaspettata ed interessante.
Ma la sensazione che permane è che sia una lettura che vada troppo oltre le intenzioni dei suoi realizzatori e protagonisti.
Titolo originale | The Magnificent Seven |
Regia | Antoine Fuqua |
Sceneggiatura | John Lee Hancock, Nic Pizzolatto |
Fotografia | Mauro Fiore |
Montaggio | John Refoua |
Musica | James Horner, Simon Franglen |
Cast | Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Haley Bennett, Peter Sarsgaard, Vincent D'Onofrio, Matt Bomer, Lee Byung-hun, Cam Gigandet, Vinnie Jones, Sean Bridgers, Luke Grimes, William Lee Scott |
Produzione | Metro-Goldwyn-Mayer, Sony Pictures Entertainment, Village Roadshow Pictures |
Anno | 2016 |
Nazione | USA |
Genere | Western |
Durata | 133' |
Distribuzione | Warner Bros. Italia |
Uscita | 22 Settembre 2016 |
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