Dopo due film praticamente fotocopia nella struttura narrativa principale, ecco arrivare nelle sale italiane il capitolo finale della trilogia ideata dalla scrittrice Suzanne Collins che ha preso vita sullo schermo grazie alle “grazie” di Jennifer Lawrence, attrice misconosciuta ai più all’inizio dell’avventura della Ghirlandaia Imitatrice e giunta ora al capitolo finale dopo essere passata attraverso due nomination (Un gelido Inverno, American Hustle) ed un Oscar come attrice protagonista (Il lato positivo).
Ogni saga ha una fine. E come in quella di Harry Potter anche il capitolo finale di Hunger Games, Il canto della rivolta è diviso in due parti. La prima, attualmente in sala per queste feste natalizie, dimostra una superiorità drammaturgica, psicologica ed emotiva rispetto ai precedenti capitoli preparatori, tenendo alto l’interesse delle vicende grazie ad un nuovo allestimento dell’eterna lotta tra Bene e Male, Oppressione e Libertà, Dittatura e Democrazia (?) che partendo dal romanzo a cui tutti si ispirarono – Il Signore degli Anelli – ha in seguito influenzato/condizionato/generato un lunghissimo elenco di prodromi che vanno da Star Wars, ad Harry Potter fino ad Hunger Games appunto.
Panem, diviso in 13 distretti facenti capi a Capitol City ove risiede il Presidente Snow (il bianco Donald Sutherland), è attraversata da segnali di rivolta, generati dalla ribellione del Tribuno già vincitrice degli Hunger Games del primo capitolo, Katniss Everdeen, dopo aver disintegrato alla fine del secondo il campo di gioco degli Hunger Games della Memoria che vedeva i vincitori delle precedenti edizioni sfidarsi a mortal tenzone.
Non staremo qui a ricostruire i perchè ed i percome si è giunti a tale situazione (vedetevi i precedenti o leggetevi i libri non v’è soluzione) ma la ribellione cova sotto le ceneri e la scintilla, il McGuffin come la chiamerebbe Sir Alfred Hitchcock, è lei la Ghirladaia Imitatrice sopravvissuta alla deflagrazione di cui prima ed ora, combattuta da sensi di colpa e sensi del cuore che non verranno ovviamente risolti alla fine di questa prima parte, ma forse e solo forse (chi ha letto i libri lo saprà) nella seconda conclusiva, ovvero il 20 novembre 2015.
Il film non richiede grandi talenti recitativi, così la Lawrence da l’impressione di essere in meritata vacanza premio; Donald Sutherland si diverte un mondo a mostrare il suo collaudatissimo ghigno da cattivissimo; Woody Harrelson si disintossica dalle atmosfere malsane che hanno condito la prima serie di True Detective; Julianne Moore è pronta a far causa alla produzione per l’improbabile parrucca alla Anselma Dell’Olio; infine siamo lieti di annunciare che con questa pellicola il bravo Stanley Tucci ha finito di pagare il mutuo della mega villa hollywoodiana di recente costruzione (o almeno così ci piace pensare).
Come una stella ormai scomparsa ma di cui possiamo ancora ammirare la luce riflessa, Philip Seymour Hoffman, in una delle sue ultime interpretazioni, dimostra ancora una volta che non ci sono piccoli o grandi ruoli quando possiedi un talento di tale purezza; nel ruolo dello stratega Plutarch Heavensbee, dona alla pellicola una ragione in più per dare linfa al rammarico, dispiacere e rabbia per un talento spentosi troppo presto. In affettuosa memoria…
Titolo originale | The Hunger Games: Mockingjay - Part 1 |
Regia | Francis Lawrence |
Sceneggiatura | Danny Strong, Peter Craig |
Fotografia | Jo Willems |
Montaggio | Alan Edward Bell, Mark Yoshikawa |
Scenografia | Philip Messina |
Costumi | Kurt and Bart |
Musica | James Newton Howard |
Cast | Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, , Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Willow Shields, Sam Claflin, Jena Malone, Mahershala Ali, Natalie Dormer, Evan Ross, Wes Chatham, Elden Henson |
Produzione | Lions Gate Entertainment, Color Force |
Anno | 2014 |
Nazione | USA |
Genere | Fantascienza |
Durata | 122' |
Distribuzione | Universal Pictures |
Uscita | 20 Novembre 2014 |
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