House of Gucci

La locandina

Dopo tanto parlare “House of Gucci”, il film diretto da Ridley Scott, esce finalmente nelle sale. Sebbene la famiglia Gucci non ne condivida la versione cinematografica e parli di certe azioni legali, dal punto di vista narrativo si segue la vicenda della dinastia fiorentina raccontandone l’azienda attraverso le persone che ne hanno fatto parte tra fama, genialità, tensioni e sofferenze.

Adam Driver (un po’ troppo imbalsamato conoscendone la reale bravura) è Maurizio Gucci, mentre la mandante dell’omicidio Patrizia Reggiani ha il piglio italico di Lady Gaga (a volte macchietta a volte eccessivamente sopra le righe). Nell’insieme il kolossal diretto da Scott (mentre lo guardi non ti capaciti che sia lo stesso autore tra i tanti capolavori di “Alien” e “Blade Runner”) risulta lungo, poco coinvolgente e rimanda in un certo qual modo alla leggerezza dichiarata dei film dei fratelli Vanzina a cavallo tra “Le finte bionde”, “Sotto il vestito niente” e “I miei primi 40 anni”.

L’atmosfera anni Ottanta, gli abiti/costumi originali e la grande ricercatezza stilistica lasciano il passo a una recitazione raramente credibile. Tra i pochi momenti epici la sconfitta di Aldo Gucci alias Al Pacino e l’irriconoscibile Jared Leto nei panni dell’estroso Paolo Gucci. Il film è tratto dal libro “La saga dei Gucci. Una storia avvincente di creatività, fascino, successo, follia”, scritto da Sara Gay Forden e pubblicato nel 2001, ma oltre allo sfarzo e all’eccessivo sfoggio di gioielli e di abiti resta poco di una storia che ha interessato a lungo.