È simpatica, quella famiglia in vacanza sulle Alpi Francesi. Marito e moglie con i due bambini: c’è armonia e intimità, nei loro pigiami accordati sui toni del blu, nei momenti condivisi, nel lavarsi i denti tutti insieme. Poi accade un evento inaspettato, una valanga che rischia di travolgerli, e la reazione istintiva di fronte al pericolo li divide. Un’esperienza traumatica che lui e lei elaborano in maniera diametralmente opposta. La moglie (Lisa Loven Kongsli) ingigantisce l’accaduto ostinandosi a rievocarlo ed analizzarlo, mentre il marito (Johannes Kuhnke) lo nega e rifiuta il dialogo, cercando nella “causa di forza maggiore” un alibi per giustificare il proprio comportamento.
La valanga è una chiara metafora di tutto ciò che interviene a minare la quiete familiare: insinua il dubbio, mette in crisi la felicità apparente delle foto di rito. La montagna diventa angosciosa e costrittiva, l’albergo elegante ma asettico è quasi un Overlook Hotel. I volti degli adulti si fanno distaccati, inafferrabili: spesso la macchina da presa riesce a coglierli soltanto di spalle, o si mantiene bassa, ad altezza di bambino, tagliandoli fuori dall’inquadratura.
La neve scende senza sosta, i monti sono un paesaggio lunare, addirittura astratto: nei piccoli corpi che arrancano nella coltre accecante, negli sci che disegnano curve sinuose, nelle ombre impercettibili che affiorano dalla fitta nebbia come un “Bianco su bianco” di Malevič. “Forza maggiore” si costruisce sugli ossimori: l’inferno gelido della settimana bianca, le vastità claustrofobiche della montagna. In contrasto con i maestosi silenzi della natura, l’onnipresenza dei rumori di fondo rimanda ad una tecnologia sottilmente intrusiva: le cabinovie, i giochi elettronici, i cannoni da neve, un aspirapolvere. E poi c’è la scelta straniante dell’Estate di Vivaldi, in un’esecuzione via via sempre più stridente e dissonante.
“Forza maggiore” parla di amore e di rapporti umani: la coppia, la famiglia, per arrivare a una più vasta coralità da “Quarto Stato“, una solidarietà collettiva in cui a rimanere davvero solo è chi nega il valore della fedeltà. Ci sono calore e pura commozione, nella compostezza squisitamente nordica che trattiene il sentimento per poi farlo esplodere in sfoghi torrenziali, e c’è anche una certa saggia ironia, negli interventi dell’adorabile filosofo fricchettone (Kristofer Hivju) amico della coppia.
Lo svedese Ruben Östlund ha realizzato con “Forza maggiore” un ottimo film. Qualche eccesso ansiogeno, la proliferazione dei finali e il simbolismo talvolta semplicistico, si lasciano facilmente perdonare di fronte alla raffinatezza formale, all’intelligenza psicologica, alle atmosfere che si insinuano come aria fredda sotto la pelle.
Titolo originale | Force Majeure |
Regia | Ruben Östlund |
Sceneggiatura | Ruben Östlund |
Fotografia | Fredrik Wenzel |
Cast | Johannes Kuhnke, Lisa Loven Kongsli, Clara Wettergren, Vincent Wettergren, Kristofer Hivju |
Produzione | Plattform Produktion |
Anno | 2014 |
Nazione | Svezia |
Genere | Drammatico |
Durata | 118' |
Distribuzione | Teodora Film |
Uscita | 07 Maggio 2015 |
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