Siamo tutti pacifisti, eppure non è esistito un solo minuto della storia del mondo senza guerra.
Siamo tutti contro la fame nel mondo, eppure un terzo del pianeta non ha da mangiare.
Siamo tutti contro il razzismo, eppure nel nostro paese i matrimoni misti non esistono.
Siamo tutti contro Mussolini, ma dipingere Mussolini come una macchietta non spiegherebbe il perché ha governato con consenso per venti anni.
Era il rischio principale del film “Sono Tornato” quello di dipingere il duce come un fenomeno da baraccone, ridicolo e grottesco. Un rischio in cui non è caduto il regista Nicola Miniero che grazie a un misurato, compunto e sofisticatissimo Massimo Popolizio, rende credibile, godibile e inquietante il viaggio di questa reincarnazione del dittatore fascista nell’Italia dei nostri giorni. E anzi il non prendere posizione con tirate moralistiche rende possibile il filtrare tra le pieghe del film di quel tono di ambiguità politica e storica che è la chiave della sua riuscita e ne certifica lo spessore.
Se poi pensate che per fare un film su Mussolini bisogna riempirlo con didascalie informative su quanto sia stato nefasto, infausto, deleterio il suo ventennio, perché credete che lo spettatore (che considerate ignorante, ingenuo se non coglione) vada guidato, non andate a vedere il film, leggetevi la recensione di Christian Raimo su Internazionale, raccogliete le firme per ripristinare la commissione censura e il sabato sera guardatevi un documentario su Rai storia.
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