Ha senso barattare il diritto al lavoro con una somma di denaro? È lecito accettare un vantaggio per sé, a scapito della vita di qualcun altro? È questo il dilemma di “Due giorni, una notte”, l’ultimo film dei fratelli Dardenne.
Dopo essere stata male per un lungo periodo, Sandra si sente pronta a riprendere il lavoro, in una piccola azienda di pannelli solari. Nel frattempo, però, il capo ha posto i dipendenti di fronte ad una scelta terribile, una tentazione quasi diabolica: siete disposti ad accettare il licenziamento di Sandra, in cambio di un bonus di mille euro? Una piccola ricompensa: per continuare a svolgere lo stesso lavoro, ma con una persona in meno. E i dipendenti hanno votato sì. In tempo di crisi, anche un migliaio di euro una tantum può fare la differenza; tanto più se a questo si aggiunge la paura di poter essere licenziati a propria volta. Mors tua vita mea.
Sandra riesce ad ottenere la possibilità di ripetere la votazione: avrà a disposizione soltanto il tempo di un fine settimana – due giorni, appunto – per convincere i colleghi a cambiare idea. Comincia, così, il suo peregrinare nella campagna vallone, fra autobus, case con i mattoni a vista, e bottigliette d’acqua per arginare le crisi di ansia. Come sempre, i fratelli Dardenne seguono la loro protagonista da vicino, con la camera a spalla: non la abbandonano mai, accompagnandola ovunque con una pietas che commuove, un realismo asciutto che non cede alle facile lusinghe di una parola di troppo o di un commento musicale strappalacrime.
Attraverso lo sguardo di una Marion Cotillard magnificamente dimessa, fragile e orgogliosa, ci affacciamo nelle vite dei colleghi: le difficoltà esistono per tutti e ognuno guarda ai propri problemi, alle proprie miserie. La battaglia di Sandra finisce per rivelare l’ipocrisia dei rapporti di lavoro, la grettezza o la generosità inaspettata, e diventa catalizzatore di eventi, costringendo gli interlocutori a riconsiderare le priorità, i valori, le loro stesse relazioni familiari. Intanto Sandra, sull’orlo di una depressione da cui faticosamente sta tentando di guarire, stenta perfino a riconoscere l’amore e il sostegno che marito e figli le dimostrano. Sandra invidia l’uccellino che cinguetta sull’albero; e ci viene in mente il passo del Vangelo di Matteo: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre”. Nell’alternanza continua e sofferta fra speranza e sconforto, resiste, nonostante tutto, la fiducia nell’altro e in se stessi, nella solidarietà umana.
Un film doloroso, e luminoso allo stesso tempo.
Titolo originale | Deux Jours, Une Nuit |
Regia | Jean-Pierre e Luc Dardenne |
Sceneggiatura | Jean-Pierre e Luc Dardenne |
Fotografia | Alain Marcoen |
Montaggio | Marie-Hélène Dozo |
Scenografia | Igor Gabriel |
Costumi | Maïra Ramedhan-Levi |
Cast | Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry |
Produzione | Les Films du Fleuve, Archipel 35, Bim Distribuzione, Eyeworks, France 2 Cinéma, RTBF e Belgacom. |
Anno | 2014 |
Nazione | Belgio, Francia, Italia |
Genere | Drammatico |
Durata | 95' |
Distribuzione | BiM Distribuzione |
Uscita | 13 Novembre 2014 |
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