Difret in amarico significa sia coraggio che vittima di violenza.
1996, Etiopia. Hirut ha quattordici anni e vive vicino Addis Abeba. Mentre sta tornando a casa dopo aver ricevuto i complimenti per il suo impegno scolastico dal maestro, viene aggredita e rapita. Un Occidentale vedendo queste immagini penserà immediatamente che la ragazzina verrà usata come schiava, o magari come merce di scambio per un riscatto. La verità è invece la tradizione, la Telefa: in Africa le ragazze dei villaggi vengono rapite a scopo di matrimonio. Una tradizione accettata in molte parti del Paese, che riguarda oltre il 40% delle adolescenti. Hirut si oppone alla tradizione scappando e uccidendo il suo rapitore\violentatore\futuro marito. Quello che per un Occidentale è un gesto giusto che libera un’innocente dalla sottomissione violenta, diventa invece motivo di condanna a morte. Solo l’aiuto di Meaza Ashenafi (insignita nel 2003 del Premio Nobel Africano The Hunger Projects Prize per l’impegno in difesa dei diritti delle donne in Etiopia), un avvocato testarda che ha fondato l’associazione ANDENET con cui offre assistenza legale gratuita a coloro che non se la possono permettere, la piccola innocente può sperare e ottenere una possibilità di vivere. Combattere il patriarcato aggressivo e consolidato in Etiopia, che perpetua pratiche discriminatorie verso le donne.
Basato su una storia vera, “Difret – Il coraggio per cambiare“, premio del Pubblico (Sezione Panorama) al 64esimo Festival Di Berlino (2014), stimola lo spettatore a comprendere le usanze degli altri popoli e nel contempo spinge alla riflessione sulla diversità. Soprassedendo su giudizi morali (brava anche Angelina Jolie che ha deciso di produrre la pellicola), atteniamoci a quelli cinematografici. La pellicola diretta da Zeresenay Berhane Mehari è oseremmo dire candida, semplice e a tratti acerba, sia nei dialoghi che nella resa delle immagini: molti primi piani e battute spesso prevedibili, non smorzano la partecipazione alla vicenda. Difret è un caso unico tra i film etiopi, visto che molti dei produttori e capi reparto sono donne ed è il primo film, nel paese africano, ad avere un direttore della fotografia donna. Il tentativo di rendere conoscibile fuori dall’Africa una storia di violenza, spinge a sperare che non sia solo uno spiraglio sulla possibilità di veder nascere una cinematografia.
La produttrice Jolie dichiara introducendo la pellicola: «Quando ho visto Difret per la prima volta ho pianto per i primi 20 minuti… Ma poi ho sorriso per il resto del tempo pensando che non vedevo l’ora che il mondo potesse vederlo, perché questo film era in grado di provocare un cambiamento. È una storia che dà speranza per il futuro dell’Etiopia e per tutti gli altri Paesi dove ancora moltissime ragazze crescono senza la protezione della legge».
Titolo originale | Difret |
Regia | Zeresenay Berhane Mehari |
Sceneggiatura | Zeresenay Berhane Mehari |
Fotografia | Monika Lenczewska |
Montaggio | Agnieszka Glinska |
Scenografia | Dawit Shewal |
Costumi | Helina Desalegn |
Musica | David Schommer, David Eggar |
Cast | Meron Getnet, Tizita Hagere, Haregewoin Assefa, Shetaye Abreha, Mekonen Laeake, Meaza Tekle |
Produzione | Mehret Mandefro, Leelai Demoz, Zeresenay Berhane Mehari Per Haile Addis Pictures In Associazione Con Truth Aid |
Anno | 2014 |
Nazione | Etiopia |
Genere | Drammatico |
Durata | 99' |
Distribuzione | SATINE FILM |
Uscita | 22 Gennaio 2015 |
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