Alla ricerca di Dory

“Ciao mi chiamo Dory  e soffro di perdita di memoria a breve termine.” Questo handicap rende il pesciolino della famiglia dei pesci chirurghi blu, Dolly, molto… molto speciale, fragile ed insicura. Tanto che un giorno travolta dalla risacca perde la via di casa e l’affetto dei premurosi genitori.

Passa il tempo e man mano che i ricordi si trasferiscono dalla breve alla memoria a lungo termine, ecco riaffiorare il desiderio e gli indizi per mettersi alla ricerca dei genitori perduti. Questo la porterà all’Istituto di Fauna Marina in California dove con l’aiuto di Hank un settepussy (un polpo privo di un tentacolo) in fuga,  Bailey un beluga convinto di avere un sonar difettoso, e Destiny uno squalo balena miope, tenterà di riunirsi alla famiglia. Partner dell’avventura Marlin e Nemo, la coppia di pesciolini pagliacci protagonisti di Alla ricerca di Nemo (2003), di cui questa pellicola rappresenta il sequel. La trama ricalca a grandi linee il precedente film rivelazione della Pixar Animation Studios, ma con un capovolgimento di ruoli in cui chi era protagonista allora diventa comprimario e viceversa.

Per il resto il film non presenta particolari originalità. L’handicap mnemonico diventa il perno intorno al quale si costruisce l’ennesima variazione sulla difficoltà a crescere, sull’affrontare problemi e limiti in un percorso a tappe rigido e strutturato (soccorso, riabilitazione e rilascio, come lo slogan dell’istituto di Fauna Marina in cui la pellicola è ambientata), sul non accontentarsi di una vita fatta di pura progettualità, perchè “le cose migliori accadono per caso.”
Meno riuscito del precedente, mancando la meraviglia della scoperta del mondo sommerso, ma comunque godibile sopratutto per i più piccini.