“Muore giovane colui che è caro al cielo”, diceva Menandro di chi lasciava prematuramente questa dimensione terrena; figuriamoci cosa avrebbe detto di Adaline Bowman (Blake Lively) che agli inizi del ‘900 non solo scampa ad un gravissimo incidente stradale, ma ci guadagna anche l’immortalità e la giovinezza eterna. Il prezzo da pagare è però il passaggio attraverso le epoche fino ai giorni nostri senza legami affettivi, per evitare di fare notizia e poter vivere una vita apparentemente normale. Giunta ai giorni nostri però, sollecitata anche dalla figlia ormai anziana, decide di non chiudere le porte del suo cuore al filantropo Ellis (Michiel Huisman). L’incontro con il suocero (Harrison Ford), che ne fu innamorato in gioventù, la costringerà ad abbandonare la sua falsa identità mortale e a scegliere tra amore e immortalità.
Sarebbe bello poter chiedere al team di sceneggiatori (perché tutto ciò non è frutto del delirio di un singolo) se l’ideazione di tante corbellerie (a partire dalla resurrezione tramite fulmine che colpisce l’auto in acqua, che ad uso della comunità scientifica sintetizzeremo con “idroelettrovivificazione”) è venuta naturalmente o se durante la scrittura circolavano sostanze proibite. Il quesito che il film si prospetta di porre alle giovani donne che andranno in sala è in sostanza il seguente: è meglio vivere per sempre girando il mondo con un in dotazione un fisico da pin-up o è preferibile perdere tutto in cambio di un grande amore, invecchiando e deteriorando insieme al resto del pianeta? Non serve essere dei fini sociologi per sospettare che il cinismo che ci circonda spingerebbe le preferenze decisamente sulla prima opzione, eppure lo spirito di questa storia intrisa di romanticismo vira decisamente nell’altra direzione.
Tutto questo è segnato da una messinscena votata all’enfasi e alla frase a effetto da postare sui social, con un senso della misura talvolta discutibile, come quando la figlia ottuagenaria dice alla mamma trentenne che il suo unico rimpianto è di non averla vissuta abbastanza. Sì, l’umorismo involontario è davvero la marcia in più di quest’opera e l’unico elemento toccante è rappresentato dalla comparsa di Harrison Ford, miserabile prigioniero settantenne di un copione che lo vede rielaborare il triangolo incestuoso de “Il laureato” in chiave paranormale, con una crudeltà che l’Esercito Imperiale di Dart Fener non si è mai neppure sognato.
Dopo i vampiri, i miliardari sadomaso e le lotte per la sopravvivenza in mondovisione, quella extratemporale potrebbe essere la nuova frontiera dell’evasione per teenager: sempre e rigorosamente vuota, estetizzante nelle pose e nelle ambientazioni affettate e con un concetto di verosimiglianza e di sentimenti decisamente campato in aria. E’ bene che la discussione sul divorzio breve in Parlamento abbia un percorso rapido, perché il contatto con il mondo reale per questi giovani sognatori di amori perpetui potrebbe rivelarsi davvero traumatico.
Titolo originale | The Age of Adaline |
Regia | Lee Toland Krieger |
Sceneggiatura | J. Mills Goodloe, Salvador Paskowitz |
Fotografia | David Lanzenberg |
Montaggio | Melissa Kent |
Scenografia | Claude Paré |
Costumi | Angus Strathie |
Musica | Rob Simonsen |
Cast | Harrison Ford, Blake Lively, Michiel Huisman, Amanda Crew |
Produzione | Lakeshore Entertainment, Sidney Kimmel Entertainment, Sierra/Affinity |
Anno | 2015 |
Nazione | Usa |
Genere | Drammatico |
Durata | 110' |
Distribuzione | Eagle Pictures |
Uscita | 23 Aprile 2015 |
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