Siete in una strada di campagna in macchina, diluvia, i tergicristalli non ce la fanno a reggere l’urto della precipitazione. Guidate per
un centinaio di chilometri e a un certo punto l’acqua comicia a diradarsi fino a che arrivate al punto esatto, in cui da una parte piove e un metro più in là c’è il sole. E siete felici e gridate al vento la vostra felicità prima di sbandare su una macchia d’olio e precipitare nel burrone. Sotto la pioggia eravate concentrati sulla guida, con il sole vi siete lasciati andare.
Analogamente “Irrational man” il film scritto e diretto da Woody Allen traccia la parabola di un professore esistenzialmente depresso, che una volta trovato il riscatto, travolto dalla voglia di vivere perde il controllo dei freni inibitori e precipita, letteralmente, nel baratro dell’assenza etica. Il film è freddo, profondo e seppur pretestuoso negli snodi narrativi, accattivante e soprattutto descrive con rapidi e incisivi tocchi il passaggio da uno stadio mentale all’altro, cristallizzando il momento in cui il male di vivere cede il passo allo spirito vitale. Il punto esatto in cui la pioggia lascia il posto al sole.
È il senso della vita. Ed è un inganno.
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