Dopo anni pionieristici e sperimentali trascorsi fra le linee razionaliste dell’EX GIL e il sapore ruvido dell’archeologia industriale nell’ex mattatoio di Macro Testaccio e Pelanda, Digitalife approda per la sua ottava edizione agli ambienti neoclassici del Palazzo delle Esposizioni: l’appuntamento che il Romaeuropa dedica annualmente alle arti digitali trova così la consacrazione in una sede prestigiosa, che offre un’articolazione di spazi meno dinamica e più formale.

Dumb Type, MEMORANDUM OR VOYAGE

Dumb Type, MEMORANDUM OR VOYAGE

La prima e l’ultima sala propongono video ultrawide, molto estesi in orizzontale rispetto al classico 16/9 grazie all’utilizzo di proiettori multipli. Nel trittico “Memorandum or Voyage” Shiro Takatani monta e rielabora le immagini d’archivio che documentano le performance storiche del collettivo giapponese di teatro-danza Dumb Type; attraverso gli effetti digitali e il ritmo scandito dai segnali sonori, il repertorio muta trasfigurandosi in mappe, “rumore” video, enigmatici frame disposti in successione come all’interno di una pellicola o puntati dall’obiettivo di un mirino elettronico. Con “Allegoria Sacra” il collettivo russo AES+F filma invece un vivido microcosmo surreale intriso di suggestioni iconografiche, citazioni e stereotipi rivisitati in chiave ironica e provocatoria: ci sono lo skinhead e la coppia gay, un centauro e un San Sebastiano, selvaggi con la pelle dipinta e le hostess di “2001 Odissea nello spazio“. Raccolto nel non-luogo di un aeroporto, questo popolo variegato e multietnico si muove rallentato e a scatti come una coreografia di marionette all’interno di un universo liquido, in preda al sonno della ragione e all’incubo latente del terrorismo.

Due selezioni di video arricchiscono poi l’esposizione di quest’anno: “KizArt“, dedicata ai bambini, e “Biennale de l’Image en Mouvement” dal Centro di Arte Contemporanea di Ginevra. Considerata la durata delle singole opere, non convince la scelta di proiettarle tutte di seguito, a rullo continuo: difficilmente lo spettatore potrà trattenersi ore ed ore a guardare i video, e dovrà quindi accontentarsi di piccolo assaggio casuale. Più funzionale sarebbe stato mettere a disposizione dei visitatori una serie di postazioni multimediali attraverso cui poter scegliere fra i tanti il video desiderato e fruirne singolarmente.

Ivana Franke, INSTANTS OF VISIBILITY

Ivana Franke, INSTANTS OF VISIBILITY

È con le sale immerse nel buio che si entra nel vivo di Digitalife e le emozioni percettive si fanno più dense e avvolgenti. Nell’essenziale e meditativa “Instants of Visibility“, poetica installazione ideata da Ivana Franke, il visitore è chiamato a muoversi in una notte di lucciole: l’unico sfuggente punto di riferimento è una griglia di puntini luminosi che, filtrati attraverso strati ondeggianti di tulle, danno vita ad un cielo inafferrabile solcato da timide, instabili stelle.

Collocata al centro del Palazzo, stupisce con effetti speciali AVIE, la struttura creata da Jeffrey Shaw con l’iCinema Centre mediante molteplici schermi disposti circolarmente attorno al pubblico per ospitare proiezioni in 3D come “La Dispersion du Fils” di Jean Michel Bruyère / LFKs: lavoro ispirato al mito di Atteone e già presentato, in una precedente versione, al pubblico di Digitalife 2010. Lo spettatore si sente vertiginosamente risucchiato in un gorgo ipnotico generato in tempo reale: un serpentone che inghiotte e digerisce immagini digitali in un buco nero dall’incessante mutamento, come un mostruoso intestino composto di frame.

Ma l’opera più riuscita e suggestiva di questa edizione è “Phosphor“, installazione site specific in cui l’artista tedesco Robert Henke concilia la sperimentazione tecnica con una grazia magnetica. Nell’oscurità della sala ecco nascere sul pavimento un paesaggio astratto nel quale sono i segnali ultravioletti, proiettati dall’alto sulla superficie orizzontale cosparsa di fosforo, a disegnare valli e montagne immaginarie. Ruscelli luminosi che, come in un flipper naturale, tracciano i solchi irregolari di un sistema sanguigno virato in verde, apparentemente reiterati e in realtà sempre diversi, in continuo divenire.
“Where are we now?”: è alla ricerca di nuove geografie virtuali che viaggia Digitalife 2017.