Capita a volte di scrivere una recensione teatrale su uno spettacolo dei Motus e rimanerne avvinti, ricordandone l’ultima frase: «Viene voglia di preparare la valigia e andare in giro a cercare le risposte ad un mondo sempre più complesso che solo la conoscenza e l’ascolto possono dare».
Capita poi che qualcuno ti invii via email il trailer di un lungometraggio dal titolo “A Burning Dream”, primo documentario italiano sul Burning Man Festival, presentato in concorso domenica 1 giugno al Cinema Massimo di Torino all’interno del Festival Cinemambiente, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema. Ma cosa posso capirci io del film da un trailer? A Torino poi non ci posso andare. Scuse… La vita è fatta di curiosità che si rincorrono, di energie che si muovono e s’interconnettono.
Trailer: un giovane viaggiatore consumato nelle scarpe e nel volto che incontra luoghi e volti weird, selvaggi, liberi, forse un po’ sconclusionati. Penso a Terrence Malick e mi chiedo se non sia l’ennesima opera autoreferenziale in cui c’è unica voce, un’anima che interpreta il mondo: ma il mondo parla? È la storia di un ragazzo che dopo aver perso un amico decide di trovare risposte cercandole nel mondo: un trauma come trampolino di lancio nel vuoto dell’ignoto, tema ricorrente nelle crisi. La locandina del film è bella, sembra quella dei cartoni animati di Michel Ocelot (“Kirikù”, “Azur e Asmar”), prende i colori del mondo.
Ma cos’è Burning Man, L’uomo che brucia? È un’iniziativa che si svolge ogni anno nel Black Rock Desert, in Nevada dove gli artisti si riuniscono, si esprimono, assorbendo l’energia di un luogo con condizioni climatiche estreme per trovare la sua essenza, per essere se stessi. Concluso l’evento, una volta che l’uomo (finto) viene bruciato si pulisce tutto, non bisogna lasciare tracce.
«You belong here and you participate, You’re here to survive, You’re here to create, You’re here to experience, You’re here to celebrate, You’ll leave as you came, But you’ll take the world you built with you”. (Appartieni a questo luogo, partecipi, se qui per sopravvivere, per creare, per sperimentare, per festeggiare, per tornare da dove sei venuto, ma porterai con te il mondo che hai costruito).
Mi basta questo per comprendere che trasmetto quello che ho ricevuto come un dono libero (si parla di non profit e di dono nella definizione dell’iniziativa). Non vado a Torino, ma ho partecipato a questa “Burning Man’s vibrant year-round culture”, a questa cultura vibrante, annuale, dell’Uomo che Brucia, a questa tribù culturale girovaga e libera.
A proposito, l’evento annuale si svolge dal 25 agosto al 1° settembre «Caravansary» (Caravanserraglio).
Titolo italiano | id. |
Regia | Massimiliano Davoli |
Sceneggiatura | Massimiliano Davoli, Dario Jurilli |
Musica | Alex Plowright |
Produzione | Mimesi’s Culture, Massimiliano Davoli, DayDream Visions, Simmi Cosa Vedi Lab, InHouse, Noise Video |
Anno | 2014 |
Nazione | Italia, Uk |
Genere | Documentario |
Durata | 60' |
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