Mi hanno rimasto solo …10 anni dopo

Michele La Ginestra è un animale da palcoscenico di prima categoria, sulle orme di Gigi Proietti. Capace di passare con la stessa naturalezza dal comico al drammatico, dal grottesco al sentimentale.

Se siete scettici basta assitere a “Mi hanno rimasto solo“, un one man show che è un omaggio che l’attore/regista dedica all’arte teatrale ed al Teatro inteso come struttura contenitore. Sì, perché l’apertura del sipario spinge l’occhio dello spettatore ad indagare ciò che solitamente viene celato dalle scenografie. La loro assenza mette in rilievo la nudità del palcoscenico, con la graticcia, i rocchetti mobili, i ballatoi, i mazzi di corde e le cantinelle, le vie di uscita e la scritta NO SMOKING. Ed ancora scale e sedie ai lati del boccascena dove fanno mostra di sé indumenti, parrucche ed oggetti scenici in attesa che vengano usati dall’attore.

Un omaggio all’arte teatrale che parte dai cavalli di battaglia di Ettore Petrolini (con la maschera di Archimede), passando ai personaggi delle fiabe (Pinocchio e Cappuccetto Rosso) e chiudendo con gli evergreen come lo sketch del prete. Ad intervallare e permettere di riprendere fiato, canzoni romane e non (come “Nun Je Da Retta Roma” che apre lo spettacolo), rielaborate dal Maestro Paolo Tagliapietra al pianoforte per le voci particolari (tra gospel e spiritual) di Alessia Lineri, Irene Morelli e Alessandra Fineo.

90 minuti da bersi in un fiato, lasciandosi immergere nella magica atmosfera che lo spettacolo riesce a creare grazie alla bravura e simpatia dei protagonisti; con il maestro di cerimonie La Ginestra sempre pronto ad improvvisare con il pubblico in sala. Applausi convinti alla fine.