Codice 999

Vedi Codice 999 e pensi a Michael Mann. Vedi una banda di corrotti agenti di polizia costretti dalla mafia russa a colpi miliardari. Pensi a Strade violente (1981). Vedi folli sparatorie per le strade. Pensi a Heat – La sfida (1995). Vedi una gelida boss della mafia russia-israeliana e il pensiero corre al glaciale killer Vincent di Collateral (2004).

“Stavo guidando da Phoenix a Las Vegas – ricorda lo sceneggiatore Matt Cook – e in macchina con me c’era uno dei miei migliori amici, agente della narcotici sotto copertura del dipartimento di polizia di Phoenix. Stavo racconto storie di guerra, quando lui a un certo punto mi nomina questo Codice 999. Mi ha spiegato che si tratta di un codice di massima priorità. Quando un poliziotto rimane ferito in una sparatoia segnala un 999 e la polizia ocunque sia e qualunque cosa stia facendo si ferma per convergere sull’agente colpito e va avanti finchè non cattura il colpevole. Ho chiesto: E cosa succede nel resto della città? E lui: Praticamente rimane senza sorveglianza.”

Da qui alla banda di poliziotti costretti dalla mafia russo-israeliana a compiere una quasi impossibile rapina, dove l’unica possibilità di riuscita sua quello di organizzare un 999 che distragga le forze dell’ordine, il passo è breve. Personaggi dalle diverse sfumature di grigio; una trama semplice, lineare, basilare che muove all’azione; una regia muscolare e decisa che ci accompagna attraverso sparatorie, ammazzamenti, tradimenti e macchie di quotidianità. Elementi che vanno a comporre un thriller non certo indimenticabile ma che mantiene quello che promette: due ore di avvincente distrazione ed almeno un personaggio indimenticabile che ci sarebbe piaciuto conquistasse più spazio nella storia. Trattansi di Irina Vlaslov, lla capo mafia russa, dipinta come una moderna Lad Macbeth ed interpretata con gelido e seducente distacco da una sorprendente Kate Winslet.

Alla regia John Hillcoat, che ci aveva deliziato con la riduzione per lo schermo del romanzo di Cormac McCarthy The Road.