Una notte con la regina

A vederla oggi, seria ed austera non si sarebbe detto che Elisabetta, Regina d’Inghilterra, fosse stata un tipo peperino in gioventù. Almeno a giudicare dalla notte passata 8 maggio del 1945, giorno della vittoria alleata in Europa contro la Germania nazista. O almeno quello che si pensa sia potuto accadere quella notte. “L’idea delle due principesse in giro per la città in incognito è molto intrigante” dichiara il regista Jarrold. “È una storia vera che affascina tutti, ma nessuno di noi sa esattamente cosa sia accaduto. Il film è un piccolo episodio di fantasia che trae spunto da quella storia vera.”

È una ‘what-if story’ che racconta le avventure che Elizabeth e Margaret Windsor avrebbero potuto vivere durante quella notte piena di gioia che vide tutta Londra riunirsi in un unico abbraccio.

Il film si dipana in “tutto in una notte” su e giù per Londra tra balli esclusivi a Piccadilly Circus fino alle bettole più malfamate di Soho. Ma per dare spessore, colore, divertimento ritmo al tutto, sarebbe servito un John Landis in forma smagliante o un Peter Bogdanovich che a 77 anni dimostra ancora uno smalto da ragazzino come testimonia la sua ultima pellicola Tutto può accadere a Broadway.

Ma è evidente che Julian Jarrold non sia lo pseudonimo di nessuno dei due registi. Così il film brilla più di luce riflessa di quello che sarebbe potuto essere che non di quello che poi si sviluppa sullo schermo. Il ritmo è quello che è, si smonta dopo poco come una maionese impazzita; la sceneggiatura non brilla per originalità e divertimento; Emily Watson e Rupert Everett nei panni dei sovrani regnanti sono sottoutilizzati, mentre il film poggia le sue fortune (?) sull’appeal molto sbiadito del rampante attore irlandese Jack Reinor. Rimane il dubbio di quello che poteva essere e non è stato. Un clamoroso atto mancato.