Le previsioni meteorologiche negli Stati Uniti sono tenute molto seriamente in considerazione. Sono frutto di studi approfonditi, si avvalgono delle tecnologie più avanzate, hanno canali tematici seguitissimi ed i loro anchorman sono delle vere e proprie star del piccolo schermo.
David Spitz (Nicolas Cage) non ha alcuna laurea in meteorologia, nessuna nozione e cognizione di venti, mari, basse ed alte pressioni. E’ un anchorman di una televisione di Chicago che ripete quanto scorre sul suo gobbo elettronico, parole per lui senza senso e significato a cui da meravigliosa forma, vita attraverso una gestualità studiata nei minimi particolari, prestazioni e movenze da direttore d’orchestra. Nel campo dei programmi meteorologici è una stella pronta a fare il grande passo verso la fama, il successo, la notorietà, il raggiungimento del sogno americano.
In tale scenario, si innesta la sua vita privata fallimentare e desolante. Una famiglia disgregata con una ex-moglie in procinto di risposarsi con inetto e due figli problematici tra noie adolescenziali e problemi di droga da risolvere; un rapporto problematico con un padre (Michael Caine) presente fisicamente ma assente dal punto di vista emotivo ed emozionale. Il tutto condito da un senso di disagio e frustrazione strisciante con il mondo circostante materializzato nel lancio di tacos, hot dogs, bibite calde, bibite fredde all’indirizzo del nostro uomo delle previsioni.
Già in passato il cinema americano aveva in qualche modo reso omaggio o comunque spunto da questi uomini, portandoli sullo schermo e rendendoli protagonisti di storie grottesche e surreali, come il Bill Murray condannato a vivere reiteratamente la stessa giornata in Ricomincio da capo o lo Steve Martin che in una Los Angeles calda ed assolata si ritrova a dialogare con i cartelloni stradali elettronici in Pazzi a Beverly Hills.
Come nei due film citati anche in The Weather Man prevale un’atmosfera sospesa e surreale, straniante, ma a differenza di questi in cui prevalgono i toni da commedia ed i colori caldi ed avvolgenti di una giornata di sole estiva, qui ci immergiamo nell’inverno del nostro scontento, con dominanze cromatiche plumbee da giornata piovose in cui i toni drammatici ed affatto consolatori prevalgono su quelli leggeri e comici, che pur si affacciano di tanto in tanto.
E molto del tono complessivo del film è data dall’interpretazione monocorde e priva di grossi salti umorali di Nicolas Cage, caratteristiche interpretative che se nel passato andavano a discapito della resa cinematografica, in questo frangente risulta un punto di forza della pellicola, ben coadiuvato dalla malinconica interpretazione giocata per sottotoni e sottrazioni di Michael Caine. La regia è affidata a Gore Verbinski, autore di cinema familiare (Un topolino sotto sfratto, La maledizione della prima luna) che ci aveva assai poco convinti quando provò ad esplorare campi più adulti (The Ring), ma che con The Weather Man mostra una inaspettata maturità espressiva.
Titolo originale | The Weather Man |
Regia | Gore Verbinski |
Sceneggiatura | Steven Conrad |
Fotografia | Phedon Papamichael |
Montaggio | Graig Wood |
Musica | Hans Zimmer |
Cast | Nicolas Cage, Michael Caine, Hope Davis, Gil Bellows, Michael Rispoli, Gemmenne De La Pena, Nicholas Hoult |
Anno | 2005 |
Nazione | USA |
Genere | Commedia |
Durata | 102' |
Distribuzione | Eagle Pictures |
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