L’autolesionismo è un fenomeno che ha profonde radici nella psiche umana, non sempre comprensibili. A volte sì. Prendiamo il caso con cui una fantomatica giuria di addetti ai lavori ha scelto il film italiano da candidare all’Oscar come miglior film straniero. Quali sono le molle che possono aver indirizzato la scelta su “Non essere cattivo” di Claudio Caligari? No, non dico tutto il ciarpame pseudo critico con cui si è giustificata la scelta, dico qual è il motivo reale per cui si è volutamente segnalato un film che non avesse nessuna possibilità di successo quando al contrario “Youth” di Paolo Sorrentino visto il contesto (non sto dicendo che un film fosse meglio dell’altro, sto parlando dell’opportunità) avrebbe avuto molte più chances? La risposta verrebe naturale: tafazzismo, cioè quell’attitudine tutta  italiana di farsi male da soli e di essere contenti di farlo. O, risposta alternativa, invidia. Tutto il successo de “La grande bellezza” ha portato a un vero e proprio risentimento strisciante verso il regista napoletano che si è voluto punire alla prima occasione. E al diavolo la retorica della grande famiglia del cinema italiano, baluardo intellettuale e morale contro il degrado culturale dei tempi. Quella serve quando si chiedono le sovvenzioni.

Per la cronaca: “Non essere cattivo” è stato scartato in prima battuta e “Youth” ha vinto tre statuette agli Efa di Berlino, l’equivalente degli Oscar in Europa.