Certi luoghi d’Islanda sembrano al di fuori dello spazio e del tempo. Lunghissime giornate in estate, con il sole che quasi non scende sotto la linea dell’orizzonte, eterne notti d’inverno. Eppure, una malattia riesce ad insinuarsi misteriosamente perfino lì, fra le greggi di una sperduta valle islandese.
Gummi e Kiddi sono fratelli ma non si parlano da decenni; sono simili e speculari, a loro modo in competizione. Entrambi allevatori di una razza rara di pecore, abitano da soli in case vicine senza comunicare mai l’uno con l’altro, se non in caso di estrema necessità attraverso missive scritte a mano ed affidate al cane. Kiddi ha la barba più canuta di Gummi; entrambi avvolti nel maglione di lana, entrambi orgogliosi di mostrare il proprio montone: bianco per Gummi, nero per Kiddi.
Rams (“arieti”, appunto) racconta una storia tipicamente nordica, con uno stile classico che ha l’essenzialità dei personaggi che racconta: lievi avvicinamenti dell’inquadratura, ritmi lenti come quelli della vita rurale, e poche parole – solo quelle necessarie. Se nella prima parte del film, la cui vicenda è già tutta riassunta nel trailer, prevalgono i paesaggi meravigliosamente fotografati, è soltanto nella seconda parte che la narrazione si sviluppa, con l’intensità e la durezza degli altopiani freddi di neve e di nebbia.
Colpiscono i due protagonisti dai modi rudi, anche brutali, ma dediti alla pastorizia con amore genuino, quasi evangelico, che appare molto più autentico di tanti animalismi artificiosi dei nostri tempi: Kiddi e Gummi le pecore le allevano, ma arriverebbero a dare la propria vita per salvarle. Gli ultimi otto esemplari rimasti rappresentano una ragione di vita, un sistema di valori ancestrali, una speranza per il futuro. Per i due pastori, le pecore sono di famiglia: si lava il montone nella vasca da bagno, ci si veste a festa in occasione della prima monta.
Pur di difendere le proprie pecore, i due fratelli saranno disposti a superare i limiti: non soltanto quelli che provengono dall’esterno sotto forma di rigidi regolamenti veterinari, ma soprattutto quelli autoimposti, che li portano ad essere divisi a causa di antichi rancori. Il film non spiega di più, non si dilunga a raccontare il prima e il dopo: perché, semplicemente, non ce n’è bisogno.
Titolo originale | Hrútar |
Regia | Grímur Hákonarson |
Sceneggiatura | Grímur Hákonarson |
Fotografia | Sturla Brandth Grøvlen |
Montaggio | Kristján Loðmfjörð |
Scenografia | Bjarni Massi e Stígur Steinthórsson |
Musica | Atli Örvarsson |
Cast | Sigurdur Sigurjónsson, Theodór Júlíusson, Charlotte Bøving |
Produzione | Aeroplan Film, Film Farms, Netop Films |
Anno | 2015 |
Nazione | Islanda |
Genere | Drammatico |
Durata | 93' |
Distribuzione | BIM |
Uscita | 12 Novembre 2015 |
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