Che prezzo hanno i ricordi? È davvero tutto quantificabile? Quando Massimo Popolizio fa il suo ingresso sulla scena con lui sul palco c’è una grossa pila di mobili: un’arpa, alcune sedie e un grande tavolo, di certo troppo lungo per «passare attraverso le porte di una casa moderna». È da qui che parte “Il prezzo”, testo di Arthur Miller diretto dallo stesso Popolizio che ha debuttato in prima nazionale al Teatro Argentina di Roma.

Quale, dunque, il prezzo materiale del mobilio e quale, invece, quello più sentimentale, intimo se vogliamo, delle storie ad esso collegate? Certo, come dice Solomon, il vecchio broker interpretato dall’incredibile Umberto Orsini, «coi mobili usati non si può essere sentimentali». È vero. E lo è ancora di più all’indomani della pesante crisi economica avvenuta negli Stati Uniti nel 1929 e che Miller fotografa con estrema lucidità. Una crisi che ha piegato, assieme ad altre anche la famiglia di questi fratelli: Victor, interpretato da Massimo Popolizio e Walter, portato in scena da Elia Schilton.

Per sgomberare un appartamento in cui sono accumulati i mobili e gli oggetti raccolti dal padre nel corso della vita e che sta per essere demolito, i due si incontrano dopo anni di silenzio. La vecchia stanza diventa un microcosmo in cui si scontrano e si confrontano le vite. Da un lato Victor, ragazzo dal brillante futuro che diventa però poliziotto per aiutare economicamente la famiglia. Un uomo frustrato, votato al sacrificio in virtù di un amore filiale cieco (e si scoprirà anche tristemente immotivato) e che ha sposato una donna rivelatasi moglie autoritaria, depressa e dedita all’alcol, interpretata da Alvia Reale. Dall’altro c’è Walter, il più fortunato, quello che, nonostante la scarsa propensione agli studi, diventa un medico brillante oltre che ricco. Padre di due figli inconcludenti e marito separato che, dopo anni, riscopre il piacere di godersi la vita.

Victor e Walter si raccontano svelandosi reciprocamente inganni e falsità. Riaprono vecchie ferite e gelosie, rileggono la loro vita sotto una nuova, di certo ancora più drammatica, luce. Il tutto tra le incursioni del vecchio broker che cerca di accaparrarsi l’intero mobilio per una cifra inadeguata e le esternazioni di Esther che vorrebbe concludere l’affare nel modo economicamente più conveniente.

Foto di Filippo Milani Il Prezzo

Foto di Filippo Milani

La regia di Popolizio è discreta ma generosa. I personaggi sono tratteggiati con delicata compiutezza. È un teatro di parola, dove ciò che emerge e che conta è la bravura degli attori. Uno spettacolo che dosa ogni elemento con parsimonia, dove tutto è equilibrio e proporzione. Le scene di Maurizio Balò sono funzionali al racconto e sottolineate con il semplice e pulito uso che Pasquale Mari fa delle luci.

 

Chicca imperdibile è l’assolo finale che regala Orsini: un balletto per festeggiare il colpo, forse l’ultimo compiuto da Salomon, romanticamente danzato dal grande attore, qui forse in una delle più riuscite interpretazioni, che chiude la scena e la storia.

 

TitoloIl prezzo
AutoreArthur Miller
RegiaMassimo Popolizio
SceneMaurizio Balò
CostumiGianluca Sbicca
LuciPasquale Mari
InterpretiUmberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton
Durata100'
ProduzioneProduzione Compagnia Umberto Orsini
Anno2015
Applausi del pubblicoScroscianti
In scenaDal 20 ottobre all’8 novembre 2015 al Teatro Argentina di Roma