Attento alle cose che dici, i figli ascoltano.
Attento alle cose che fai, i figli vedono. E imparano.
Attento a ciò che desideri, i desideri sono figli.
Attento alla strada che prendono, i desideri si avverano ma a caro prezzo…
Una giovane ragazzina impertinente, avvolta nel suo mantello dal cappuccio rosso, con in mano un cestino pieno di prelibatezze, seguita da un famelico lupo, si dirige a visitar la nonna malata che abita in una piccola casetta Nel bosco.
Il giovane Jack è costretto dalla madre a portare la sua mucca Biancolatte in paese per venderla e far fronte alla carestia che ha colpito la fattoria. Nel suo viaggio incontrerà una giovane coppia che comprerà la mucca al costo di cinque fagioli; cinque fagioli magici. L’incontro avverrà Nel bosco.
Una giovane fanciulla allo scoccare della mezzanotte, abbandona la festa presso il Castello dell’affascinante Principe, fuggendo Nel bosco, prima che scocchi l’ultimo rintocco della fine del giorno. Inseguita dal Principe curioso di conoscere la sua identità, perderà una scarpetta dorata, unico indizio che porterà l’affascinante giovane tra le braccia dell’amata sconosciuta.
Una giovane fanciulla è rinchiusa dalla madre Nel bosco, all’interno di una impenetrabile torre, il cui unico accesso è dato da una finestra posta sulla cima, irraggiungibile da tutti se una corda di capelli biondi non venisse all’occorrenza calata dall’alto per accogliere pochi e selezionatissimi ospiti.
Quattro favole conosciutissime per la prima volta unite all’interno di un unico racconto, dove il “e vissero felici e contenti” non è poi così scontato, sopratutto se dietro le quinte di questa curiosa ed impervia costruzione narrativa si cela il genio oscuro di Stephen Sondheim, l’autore tra l’altro del musical di successo (poi portato sul grande schermo da Tim Burton), Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street
Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Rapunzel e Jack si addentrano Nel bosco per compiere ognuno la missione di cui siamo a conoscenza grazie alla fiabe della nostra infanzia. Ognuno di loro incontrerà sulla propria strada una coppia di fornai, intenta a raccogliere quattro ingredienti che serviranno loro per sciogliere la maledizione di cui sono stati inconsapevoli vittime e coronare il loro sogno di genitorialità.
Questo il canovaccio di Into The Woods (Nel bosco… appunto) il musical di Stephen Sondheim e James Lapine che debuttò a Broadway nel 1987 ed oggi portato sul grande schermo da Rob Marshall, regista di derivazione teatrale che ha trovato alterne fortune nelle trasposizioni cinematografici di musical di successo (da Chicago che segnò il suo debutto di celluloide al meno riuscito Nine).
Le fiabe protagoniste risalgono ai primi anni della Storia documentata dell’umanità, trasmesse di generazione in generazione prima oralmente e poi strutturate nella forma scritta oggi a noi nota (dai Grimm a Perrault) . Ma l’intenzione di Sondheim e Lapine era indagare sul cosa succedesse dopo il famoso “e vissero felici e contenti” ipotizzando finali tutt’altro che felici come Cenerentola che molla il fedrifago principe azzurro o i giganti che scendendo dal cielo portano scompiglio in terra o ancora l’egoista e bulimica Cappuccetto Rosso capace di confezionarsi un elegante cappotto con la pelliccia del lupo morto.
Trattandosi di un film Disney la carica corrosiva viene di gran lunga calmierata da buoni sentimenti ed una morale di fondo consolatoria a favore dell’amore e famiglia (sebbene anomala come potrà rendersi conto chi sceglierà di vedere il film).
Un musical – perchè di questo stiamo parlando, una fiaba in musica – dove si materializza davanti ai nostri occhi lo scontro tra principio di realtà (la quotidianità con i suoi problemi di ciò che accade fuori dal bosco) ed il principio d’immaginazione (il bosco è un luogo in cui tutto è possibile, in cui la realtà è sospesa a favore di una surrealtà in cui tutto può e viene capovolto, dove le donne prenderanno in mano la situazione al posto degli uomini, dove la morte colpirà lì dove mai avremmo immaginato, dove la guarigione dei corpi e delle menti avverrà nei momenti più impensabili). Il tutto condito dalle musiche di Sondheim che sono veri e propri pezzi tra dialoghi e narrazione, non estranei al contesto ma assi portanti, che non interrompono il racconto in attesa di balli e ritornelli, ma lo costruiscono e sviluppano; dimenticate assonanza ed armonia con ritornelli da fischiettare all’uscita della sala, in favore di ritmi sincopati e ripetute dissonanze.
Il risultato è un film pieno di spunti dal fiato corto; una ricchezza di idee che faticano a svilupparsi; un concentrato di ricchezza visiva e narrativa che vanno ad annullarsi vicendevolmente, lasciando un senso di fastidiosa incompiutezza. Il ricco cast tra cui Meryl Streep, Johnny Depp (nel cameo de il Lupo Cattivo), Emily Blunt e l’astro nascente Anna Kendrick, hanno voci potenti e magnificamente calate nei suoni disarmonici di Sondheim, ma l’impressione che rimane dell’operazione è che passato il primo momento di curiosità e divertimento, il film proceda per passi obbligati, situazioni prevedibili e finale sin troppo zuccherino. Come se il principio di realtà avesse invaso quel “bosco immaginifico” che sarebbe dovuta essere la fruizione della pellicola, prendendone inesorabilmente il sopravvento.
Titolo originale | id. |
Regia | Rob Marshall |
Sceneggiatura | James Lapine |
Fotografia | Dion Beebe |
Montaggio | Wyatt Smith |
Scenografia | Dennis Gassner |
Costumi | Colleen Atwood |
Musica | Stephen Sondheim |
Cast | Meryl Streep, Emily Blunt, James Corden, Anna Kendrick, Chris Pine, Lilla Crawford, Mackenzie Mauzy, Daniel Huttlestone, Tracy Ullman, Christine Baranski e Johnny Depp, |
Produzione | Lucamar Production, Walt Disney Pictures |
Anno | 2014 |
Nazione | USA |
Genere | Musical |
Durata | 125' |
Distribuzione | Walt Disney Pictures |
Uscita | 02 Aprile 2015 |
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