Un flûte di spumante accoglie il pubblico all’ingresso, oggetto del tutto simile ai bicchieri che i protagonisti di “Party Time” sorseggiano durante lo spettacolo: in fondo siamo tutti party people. Non siamo poi tanto diversi da coloro che chiacchierano sul palco, messi in luce di volta in volta dall’occhio di bue: il trafficone che promuove i suoi affari, la vedova non inconsolabile, l’uomo di potere spietato, la mogliettina frivola, la cameriera che fa di tutto per attirare l’attenzione. Sembrano personaggi d’altri tempi, portatori di vecchiaia interiore, ma in realtà la commedia scritta da Harold Pinter nel 1991 parla della società moderna, capace di commettere indicibili violenze, nascondendole sotto il velo dell’ipocrisia e delle buone maniere. «Nelle sue opere scopre il precipizio sotto la banalità quotidiana e entra con forza nelle stanze chiuse dell’oppressione»: così leggiamo nelle motivazioni del Nobel per la Letteratura, assegnato al drammaturgo inglese nel 2005.
Nel corso di una serata mondana, i rappresentanti di un’alta borghesia si ritrovano a decantare le lodi di un esclusivo club che, oltre a campo da tennis e piscina, asciugamani caldi e belle ragazze, garantisce alti valori morali; nel frattempo, i protagonisti cercano di occultare la misteriosa scomparsa di Jimmy, fratello di una delle signore invitate alla festa. Appartenenti ad un luogo e ad un tempo imprecisati e proprio per questo di portata universale, dicono di volere la pace, ma è una «pace d’acciaio», che mantiene l’ordine con gli strumenti della repressione e della retata: «Senza crepe. Senza correnti. Acciaio. Tesa come un tamburo. Questo è il tipo di pace che vogliamo».
Lo spiazzante contrasto tra buoni sentimenti superficiali e spietata crudeltà sotterranea è ben rappresentato nella canzone “Delilah” che improvvisamente irrompe sulla scena: scelta azzeccata in una regia che, per il resto, si limita ad illustrare il breve testo pinteriano, senza apporti significativi. Interessante la scenografia virtuale, costituita da elementi proiettati sul fondale: una porta, un tavolo con sedie, un paio di candelabri, simboli di un ordine apparente che è destinato ad essere stravolto. Tutto preannuncia un’esplosione apocalittica, in un coinvolgente crescendo; peccato dover registrare proprio nel finale un calo di tensione e un pathos forzato che spezzano il ritmo dello spettacolo, fino a quel momento efficace.
Titolo | La festa |
Autore | Party Time di Harold Pinter |
Regia | Marianna Galloni |
Aiuto regia | Danilo Greco |
Interpreti | Francesco D'Asero, Danilo Vanella, Federica Flavoni, Francesco Sarmiento, Giulia Sucapane, Luisa Banfi, Riccardo Pieretti, Clara Morlino e Peppe Spezia |
Durata | 40' |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia |
Light e stage design | Rocco Buonvino |
Applausi del pubblico | Timidi |
Danzatori | Isabel Galloni |
In scena | dal 12 al 22 marzo 2015 - Teatro Cometa Off - Via Luca della Robbia 47, Roma |
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