Si diverte molto Filippo Timi nei panni del Don Giovanni. E non lo nasconde. Tutto lo spettacolo, che a ragione può essere definito come completamente e totalmente suo, trova il suo cardine nel personaggio Timi che non è ciò che Timi fa del Don Giovanni ma ciò che Timi è quando immagina se stesso come il Don Giovanni.
Nel mito del personaggio libertino di Molière e Mozart, riscritto da uno dei più quotati, eccentrici ma talentuosi artisti italiani, è tutto troppo, però. Ci si trova di fronte a un vero e proprio “one man show” perché Timi balla, canta, recita, intrattiene. E, sul fondo, la storia che tutti conosciamo. Filippo Timi, per sua stessa ammissione, dipinge un Don Giovanni in cui sin da subito è manifesta l’idea della passione come di un supplizio, un uomo che “non vedeva l’ora di rifugiarsi all’inferno, ogni sua conquista non era una donna in più ma una donna in meno dalla lista”.
Attorno a lui, 8 attori, tutti bravissimi che lo spalleggiano e lo servono, senza svanire o lasciarsi annientare da una tale presenza di palcoscenico, da un istrione di simile portata. Le tre donne che lo circondano (Zerlina-Marina Rocco, Donna Anna-Elena Lietti e Donna Elvira-Lucia Mascino) sono, ognuna a suo modo, pedine nelle sue mani – e non solo da copione – ma tutte allo stesso modo riescono a far emergere la propria bravura. Lo stesso accade per gli uomini, primo fra tutti il servo Leporello-Umberto Petranca col quale Don Giovanni mette su diverse scene dal vero sapore dell’improvvisazione e che strappano più di un applauso.
E poi i costumi: tanti (addirittura indossati per soli 5 minuti), barocchi, eccentrici, coloratissimi ma incredibilmente giusti. E “Il Don Giovanni” di e con Filippo Timi (ideatore anche delle scene) non sarebbe lo stesso senza il meraviglioso tourbillon di opere d’arte in stoffa realizzate da Fabio Zambernardi in collaborazione con Lawrence Steele. Sono la cifra distintiva dello spettacolo con le loro declinazioni nei mille tessuti utilizzati e negli azzardati accostamenti ma che non potrebbero sopravvivere senza un altrettanto eccessivo e ingombrante primo attore, protagonista assoluto e indiscutibile.
Tutto lo spettacolo, per quanto sontuoso e sovrabbondante, per quanto pecchi in ammiccamenti e risate facili, per quanto si affidi a una colonna sonora trash e che fa leva sul “sentimento popolare”, ha una sua ragion d’essere da ripescare nelle stesse intenzioni del regista. Per questo, proprio perché manifestamente non ispirato ad altri se non alla propria personale visione di questo mitico personaggio, “Il Don Giovanni” di Filippo Timi divide ma piace.
Titolo | Il Don Giovanni |
Autore | Filippo Timi |
Adattamento | Filippo Timi |
Regia | Filippo Timi |
Scene | Filippo Timi realizzate presso il Laboratorio del Teatro Franco Parenti |
Luci | Gigi Saccomandi |
Aiuto regia | Fabio Cherstich |
Interpreti | Filippo Timi con (in ordine di apparizione) Umberto Petranca, Alexandre Styker, Lucia Mascino, Matteo De Blasio, Elena Lietti, Fulvio Accogli, Marina Rocco, Roberto Laureri |
Durata | 2' |
Produzione | Teatro Franco Parenti e Teatro Stabile dell’Umbria |
Applausi del pubblico | Timidi |
In scena | Fino al 15 marzo 2015 al Teatro Argentina di Roma |
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