«Commediante in greco si dice upocritès… Vi pare giusto chiamare ipocrita uno che recita di professione?». Così sentenzia il professore Paolino (Geppy Gleijeses), non accorgendosi (o forse sì) del suo essere falso. “L’uomo, la bestia e la virtù” è il gioco trasgressivo che Pirandello amava analizzare: la sospensione sadica che esiste fra l’ordine e la bestialità, fra l’ascesi e l’istinto, motivi che fanno l’altezza e il limite di tutti i suoi personaggi.

La locandina

La locandina

Paolino è il professore onesto, “il trasparente”, ecco perché indossa una giacca patinata. È l’amante della virtuosissima Signora Perella (Marianella Bargilli), moglie ripudiata del Capitano (Lello Arena), un uomo privo di modi, una bestia insomma. E Paolino proprio quando il Capitano sta per tornare a casa, si ritrova nei guai: non ha alcuna intenzione, adesso che la casta signora è rimasta incinta, di prendersi la responsabilità del nascituro. La vicenda si muove attorno alla ragione delle apparenze. Far in modo che il figlio illegittimo abbia una legittimità indolore. Ma come? Riportando il Capitano/Bestia fra le braccia della moglie da sempre sconfessata. L’inganno che attraversa la trama si riflette nell’ambientazione. I toni adombrati tipicamente rurali delle scene fanno de “L’Uomo, la Bestia e la Virtù”, in questa curiosa versione dello stabile di Catania, un’imbastitura di ambiguità. Le seggiole ribaltate, una sopra l’altra, formano una simmetria che sembra ricostruire uno spazio agreste, simile ad un pollaio. Nella penombra una donna si appresta a sistemare gli oggetti, scomponendo così l’aspetto contadino della scena; ma lei è di sicuro, perché ne possiede le fattezze, una gallina. Rosaria (Renata Zamengo) la governante del professore al posto della capigliatura ha una cresta simile a quella rossa dei galli. Le movenze sguaiate, il dondolio della testa e il fondoschiena accentuato ne creano la caricatura della chioccia. Ma anche Mimmo Mignemi che interpreta il Farmacista ha parvenze animalesche: si muove di soppiatto, indossa un gilet in pelliccia rossa, assomiglia ad una volpe.

Nel lavoro del regista Dipasquale esistono molta fantasia e accenni fiabeschi. Gli uomini sono bestie e le bestie hanno lineamenti umani. La doppiezza vive nel costume dei personaggi. Per Paolino, incarnazione dell’onestà, si è pensato ad una giacca in plastica per caricaturarne la personalità trasparente. Per contrasto la signora Perella, simbolo della corruzione del corpo, durante il primo atto ha il volto coperto da un velo bianco, mentre indossa un pudico abito nero, che fa pensare alle tuniche delle suore. Anche il Capitano incarna un travestimento: benché indossi la divisa del galantuomo, il suo è un costume contaminato da pezzi di pelliccia cuciti sulle maniche.

Gli attori calzano le parti magnificamente. Lello Arena lascia ai colleghi il giusto spazio d’espressione. Non esiste squilibrio recitativo, gli interpreti sono tutti abilissimi. Dipasquale sperimenta uno svecchiamento della commedia pirandelliana e ne rafforza la comicità con gli eccessi assegnati ai personaggi. L’esuberanza risiede nei loro atteggiamenti meccanici, nella recitazione ritmata e nelle cadenze vivaci della musica. “L’Uomo, la Bestia e la Virtù” è uno spettacolo efficace poiché investe molto nella cifra gioviale, sapendo annullare il tempo che lo separa dallo spirito umoristico di quasi cent’anni fa.

TitoloL'Uomo, la Bestia e la Virtù
AutoreLuigi Pirandello
AdattamentoGiuseppe Dipasquale
RegiaGiuseppe Dipasquale
MusicheMario Incudine
ScenePaolo Calafiore
CostumiAdele Bargilli
LuciLuigi Ascione
InterpretiGeppy Gleijeses, Lello Arena, Marianella Bargilli, Renata Zamengo, Mimmo Mignemi, Vincenzo Leto
Durata120'
ProduzioneGitiesse Artisti Riuniti Teatro Stabile di Catania
Anno2015
GenereCommedia
Applausi del pubblicoRipetuti
CompagniaTeatro Stabile di Catania
In scenaTeatro Quirino dal 24 febbraio al 15 marzo 2015 ore spettacoli: martedì/sabato h20.45, domenica h. 16,45 giovedì 26 feb h. 16,45, sabato 28 feb h. 16,45 e h. 20,45 mercoledì 4 mar h. 16,45, mercoledì 11 mar h. 16,45