Che disastro di commedia (2023)

Ancora prima che lo spettacolo inizi, gli elementi della scenografia sembrano dare segni di ribellione nei confronti delle maestranze. Una porta che non vuole proprio saperne di rimanere chiusa, il davanzale del camino che fatica a rimanere al suo posto, attrezzi che perdono pezzi e via discorrendo… Segnali non proprio incoraggianti all’alba del debutto del nuovo spettacolo mistery di una scalcagnata compagnia di attori e attrici non esattamente di successo. E con l’avanzare dello spettacolo, l’interazione tra i diversi attori e la scenografia sempre più ribelle ed ingestibile, darà luogo a una serie infinita di gag, giochi di parole, interazioni tra spazio diegetico (ciò che accade sul palco) ed extra-diegetico  (la sala teatrale) con risultati follemente divertenti.

A distanza di 7 anni dal suo debutto italiano, torna a Roma lo spettacolo “Che disastro di commedia“, una commedia divertente fino alle lacrime, capace di sedurre grandi e piccini (fa piacere notare la sala gremita di piccoli spettatori), capace di mescolare la comicità surreale dei Monty Python con il grottesco alla Mel Brooks.

Con un cast parzialmente rinnovato rispetto il debutto, la commedia è una perfetta macchina di divertimento, dove i tempi di entrata e uscita, l’interazione tra attori e scenografia, la partecipazione attiva del pubblico stesso, sono elementi gestiti con perfetto sincronismo dalla regia leggera ma rigorosa di Mark Bell, dove il ritmo travolgente dello spettacolo mette a dura prova la fisicità degli attori sul palco però divertono e si divertono loro stessi come traspare in più di un’occasione.

Applausi scroscianti alla fine della rappresentazione sono il “normale” coronamento della riuscita di uno spettacolo capace di sedurre e convincere chi vi assiste per la prima volta ma anche chi ha già avuto modo di piangere di risate precedentemente. Chapeau!