Se si chiudono gli occhi per un attimo sulle note di “Futura” e ci si lascia trasportare dagli assolo di saxofono e dai ripetuti grammelot, pare di sentire la voce di Lucio Dalla, quella vera. Sembra che sia a pochi metri di distanza, con i suoi occhialini tondi e il basco scuro arrotolato bene in testa. E invece quel Lucio lì è Dario Ballantini comico e imitatore storico di “Striscia la Notizia” che si trasforma fedelmente non solo nella voce ma anche nei gesti del grande cantautore bolognese.
“Da Balla a Dalla, storia di un’imitazione vissuta” è lo show cantato, imitato e suonato che Dario Ballantini ha dedicato al suo idolo; ne viene fuori un tributo al cantautore scomparso nel 2012: emergono soprattutto canzoni inedite, presenti nell’album “Anidride Solforosa” dei primi anni Settanta, i cui testi firmati da Roberto Roversi sono un esempio di poesia visiva formidabile. Ballantini si concentra sulla parte più sconosciuta del cantautore e forse anche quella più personale. La passione per Dalla è per il comico livornese quasi una vocazione al limite dell’ossessione. La faccia barbuta con gli occhiali tondi e la scoppola sono i ritratti che Ballantini abbozza sui fogli a quadretti di scuola, sui diari, su qualsiasi pezzo di carta gli capiti sotto mano: la sua è una mania nata fin dai tempi del liceo. Con questo show diretto da Massimo Licinio si raccontano due vite, quella del fan appassionato da una parte e l’escalation di successi del personaggio pubblico dall’altra. Dai primi schizzi sui fogli protocollo, Lucio Dalla diventa poi il soggetto di molte pitture di Ballantini che nel frattempo si è fatto conoscere al pubblico televisivo e negli ambienti artistici. I quadri che si sovrappongono sulla scena erompono nelle forme più colorate e astratte, perfino negli autoritratti.
Nella sostanza lo spettacolo è semplicemente un concerto, intervallato da piccoli interventi autobiografici che raccontano il percorso della passione musicale di Ballantini per Dalla. Non esiste drammaturgia, il comico quando indossa i panni del cantautore diventa la sua voce, i suoi gorgheggi bizzarri, si trasforma in Lucio servendosi del trucco e degli oggetti che facevano di Dalla quell’artista strano e familiare che tutti hanno canticchiato. Basta struccarsi ad uno specchio da camerino posto in pole position sul proscenio, per tornare ad essere Ballantini e basta arrivare sotto l’occhio di bue e leggere su un leggio i punti salienti della sua biografia per far perdere lo slancio iniziale. Niente di più. Nessuna interpretazione quando si racconta, tanto talento quando si imita. E forse la stanchezza di cui soffre questo spettacolo sta nell’eccessiva distanza fra la perfetta somiglianza del personaggio e la debolezza del narratore. L’orchestra diretta dal Maestro Stefano Cenci s’impone sul palco come grande forza e diventa il centro della performance: il fraseggio musicale è ciò che tiene alta l’attenzione del pubblico. L’intervento del saxofonista si attende con urgenza, quasi per giustificarne il costo del biglietto. “Da Balla a Dalla” senza mezzi termini è uno spettacolo lungo e inalterato, persino troppo statico che non contempla alcun filo narrativo, limitandosi alla comunicazione dei fatti come ad un comizio.
Titolo | Da Balla a Dalla, storia di un'imitazione vissuta |
Autore | Dario Ballantini |
Regia | Massimo Licinio |
Musiche | di Lucio Dalla Arrangiamenti & Direzione Musicale a cura del Maestro Stefano Cenci |
Interpreti | Dario Ballantini |
Durata | 120' |
Anno | 2015 |
Genere | Concerto |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | dal 20 al 25 Gennaio al Sala Umberto di Roma |
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