Il delitto Mattarella

In principio c’era il compromesso storico: l’alleanza tra Partito Comunista e Democrazia Cristiana per governare e rilanciare il paese. Poi c’era la mafia sempre più potente e collusa col potere politico che intendeva gestire tutte le attività economiche in particolare gli appalti edilizi, poi c’era il terrorismo nero che brigava per liberare il detenuto fascista Pierluigi Concutelli, poi c’era la banda della Magliana che cominciava ad allargare il suo delinquenziale raggio d’azione. E infine c’era Giulio Andreotti.

E’ il contesto storico politico in cui si consuma l’esecuzione di Piersanti Mattarella, presidente della regione Sicilia, avvenuta a Palermo il 6 gennaio del 1980

“Il delitto Mattarella” di Aurelio Grimaldi ricostruisce in maniera filologica le dinamiche criminali di quella brutale esecuzione. Ne esce fuori un film ovviamente didascalico, un po’ ingessato nella rappresentazione ma efficace e coraggioso nella ricostruzione di un periodo storico del nostro paese talmente mostruoso e aberrante che rimane una ferita aperta e sanguinante ancora oggi a più di 40 anni di distanza. Da proiettare nelle scuole come documento per non disperdere la memoria e per comprendere che quando si difende l’italianità, a volte si commette un reato.

A tal proposito chiudiamo con lo sdegno del regista Aurelio Grimaldi. “La sentenza che ha considerato prescritti i reati di mafia di questo uomo politico italiano è una vergogna. E devo dire che, proprio per questa sentenza, mi vergogno oggi di essere italiano, di vivere in un paese che ha permesso ad Andreotti di restare senatore della Repubblica fino alla morte“.