In un ambiente spartano di primo Ottocento (il teatro Stanze Segrete ben si presta come testimoniato anche dal precedente spettacolo “Dracula. La Leggenda“), una giovane donna si aggira raccontando in prima persona la sua vita. Privata dell’affetto materno sin dalla nascita, protagonista di due aborti prima del figlio avuto dal poeta Percy Bysshe Shelley, Mary figlia di un prete spretato, compagna di avventure e viaggi (Francia, Inghilterra, Italia, Svizzera) al fianco del poeta maledetto Lord Byron e del medico e amico nonchè aspirante scrittore John William Polidori (autore del racconto “Il vampiro”), ha vissuto circondata da un profondo senso di morte e dannazione, probabilmente causato anche dal tumore al cervello che la porta alla morte nel 1851. Parliamo di Mary Shelley, l’autrice di “Frankenstein”, la cui vita, sofferenza e i demoni che l’accompagnavano vengono rievocati in forma di ballata poetica dal testo drammaturgico di Enrico Bernard diretto da Melania Fiore, regista e protagonista di un monologo lungo e convincente solo a tratti.

Il timbro recitativo scelto dalla protagonista/regista è giocato su una forte coloritura ed un continuo gioco di forzature e parossisimi, al punto da creare una forte lacerazione psicologica ed emotiva, uno straniamento accentuato dalle luci espressioniste dello spettacolo, a sottolineare il continuo allontanamento dalla verosimiglianza naturalistica verso la rappresentazione di un mondo interiore molto simile ad un inferno dantesco.
Il mondo interiore di Mary e la sua vita finiscono per scontrarsi ripetutamente generando la Creatura, poi protagonista del romanzo, che interagisce con lei sia come fedele compagno di avventure che come presenza ingombrante e dolorosa. «Fosti tu a generarmi con la mente ed ora non mi vuoi più presente?». Così l’accusa attraverso un flusso di coscienza in cui il punto di vista tra Mary e la Creatura si sposta continuamente, senza soluzioni di continuità.

Scelta coraggiosa, spiazzante, interessante se vogliamo che però risulta al contempo fredda e troppo calcolata, priva di emozione; come un bel quadro incapace di catturare lo sguardo del visitatore o di trasmettere niente più della perfezione della realizzazione tecnica.

TitoloMary Shelley e Frankenstein
AutoreEnrico Bernard
RegiaMelania Fiore
InterpretiMelania Fiore
Durata50'
Anno2015
Generemonologo
Applausi del pubblicoTimidi
In scenafino all'11 gennaio 2015 al Teatro Stanze Segrete di Roma