Francesco, Alfredo, Cecilia, Simona. Piccoli eroi del quotidiano ai quali Lucia Calamaro ci ha abituati. Anche in “Nostalgia di Dio” – che ha debuttato il 27 luglio al Teatro Goldoni di Venezia all’interno della Biennale Teatro 47, la terza diretta da Antonio Latella – la Calamaro disegna un intreccio fatto di vite comuni, di storie della porta accanto. “Dove la meta è l’inizio” recita il sottotitolo, che a posteriori svela il suo significato.
Siamo in un campo da tennis dove quattro amici si sono radunati. Due di loro (Alfredo – parroco che ha scelto di portare sulle sue spalle la “croce” della rinuncia – e Francesco – padre divorziato e depresso che non riesce ad accettare il fatto che la moglie lo abbia lasciato e per questo dedito all’alcol) si sfidano in una partita, lanciandosi palle e parole, tante. Quasi a vomitarsi addosso tutti i pensieri che affollano la mente lasciando loro libera uscita, senza filtri, senza ostacoli. Un’altra, Cecilia, ex moglie di Francesco, li guarda muta. L’ultima, Simona, arriva in svampito ritardo buttando lì riflessioni su Dio: “Io lo penso bambino questo nostro Dio. Se fosse diventato adulto, ci avrebbe creato? Io penso di no! Noi siamo il capriccio di un Dio bambino”.
E poi questo Dio esce fuori scena. O almeno così pare. Almeno nelle battute di questa intensa battaglia dialettica. Invece Dio è nella vita di questi 4 compagni di viaggio coi quali si va a cena o in pellegrinaggio notturno tra le chiese di Roma. È tra i non detti e nei pensieri non svelati; è nei comportamenti; è nel momento in cui lo si cerca senza riuscire a trovarlo; è quando ci si rivolge a lui, sperando in una sua risposta che dia la dimostrazione tangibile della sua presenza. E invece essendo un bambino “Dio non deve dimostrare niente a nessuno. Lui di suo non ci pensa a noi”.
È affascinante il pensiero di un Dio bambino. Tenero è pensare che Dio in realtà ci abbia creato durante la sua infanzia, nei suoi primi tre anni quando non si ha consapevolezza di nulla, quando non si hanno ricordi e tutto scorre senza lasciare traccia in memoria. Per questo “la meta è l’inizio”. E anche se nel secondo atto la narrazione sembra un po’ arrancare scivolando su quelle che sembrano mancanze da debutto (poco rodaggio e qualche lungaggine), resta il fatto che la compagnia tutta – Alfredo Angelici, Cecilia Di Giuli, Francesco Spaziani, Simona Senzacqua – sostiene con disinvoltura il ruolo assegnatogli, facendo proprio un testo denso e di non facile restituzione e che alla fine ha il merito di far pensare.
Titolo | Nostalgia di Dio |
Autore | Lucia Calamaro |
Regia | Lucia Calamaro |
Scene | Lucia Calamaro |
Costumi | Lucia Calamaro |
Luci | Gianni Staropoli |
Aiuto regia | Diego Maiello |
Interpreti | con Alfredo Angelici, Cecilia Di Giuli, Francesco Spaziani, Simona Senzacqua |
Durata | 160' |
Produzione | Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin 2018_2020 |
Anno | 2019 |
Applausi del pubblico | Scroscianti |
In scena | il 27 luglio 2019 al Teatro Goldoni di Venezia - Biennale Teatro |
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