Bangla

La locandina

Sorpresa. Non siamo di fronte al solito filmetto italiano intriso di approssimazione con attori improponibili, regia autoreferenziale, insopportabile morale politicamente corretta, prodotto dai genitori del cast. No, “Bangla” è un film originale, divertente, e tranne qualche debolezza di scrittura, ha l’intelligenza e la leggerezza di una commedia riuscita.

La storia è semplice: un giovane italiano di origini bengalesi e mussulmano s’innamora di una coetanea italiana. Differenze culturali, di educazione, di abitudini si possono superare quando c’è l’amore. Il diverso approccio nei confronti del sesso no. Il tutto è ambientato a Tor Pignattara un quartiere a sud est di Roma brutto e pittoresco quanto basta per descrivere una Roma inusuale, scalcinata, brillante e multietnica per necessità.

L’unica incertezza del film è che non si capisce perché scoppi questo grande e irresistibile amore, come se l’attrazione fosse implicita e non scoccata da una scintilla. Ma è un dettaglio, consentito a un’opera prima molto promettente. L’uso del camera look (l’attore che per spiegare le situazioni che sta vivendo guarda direttamente in camera, usato per esempio da Woody Allen in “Io e Annie”) è funzionale per entrare subito nell’atmosfera acuta e informale del film. Attori credibili (spassoso il cameo di Pietro Sermonti nel ruolo del padre della ragazza) e una regia spigliata sottraggono”Bangla” alle paludi del genere “carino” e lo rendono un film brillante, piacevole da vedere e anche, perché no, non banale nei contenuti.