Kusama – Infinity

La locandina

Finalmente un documentario ben fatto, interessante e stimolante. Si tratta di “Kusama- Infinity” e si potrebbe sottotitolarlo: l’altra faccia della pop art.

È la storia della grande artista giapponese Yayoi Kusama dalla sua complicata infanzia giapponese fino al successo contemporaneo, ma è anche l’itinerario prettamente artistico, quasi una storia delle sinapsi creative che l’hanno portata al suo inconfondibile stile.

Si alterna quindi la storia in sé (il Giappone depresso del dopo guerra, la New York fucina di nuovi linguaggi, la guerra nel Vietnam) alle tappe psicologiche di una pittrice determinata e vogliosa di arrivare, che fa fatica ad imporsi per due fondamentali motivi: è donna e il mondo artistico in quel tempo è una esclusiva maschile, è sola, vive per l’arte, non ha altri mondi o affetti o sentimenti di riferimento. Tenta il suicidio diverse volte, alterna depressione e euforia, non riesce ad avere equilibrio se non nel momento specifico e personalissimo della creazione.

È un documentario non stoltamente agiografico, che attraverso l’incredibile intervista della stessa Kusama più le varie testimonianze di chi l’ha conosciuta ricostruisce un percorso straordinario e per certi versi allucinante di un’artista che rifiutava il mondo esterno e borghese nella sua accezione peggiore (profitto e meschinità), che non sapeva amare e che ancora oggi vive e si trova a suo agio in un unico stranissimo mondo: quello ricco e affascinante delle sue opere.

La regista e produttrice Heather Lenz si mostra particolarmente ispirata nel raccontare in modo efficace la storia di un’artista tanto feconda quanto contraddittoria, che ha dovuto per imporsi superare il razzismo, confrontarsi col sessismo e convivere (meglio trarre ispirazione) dalla sua malattia mentale.

Una particolare nota di merito va alla Wanted Cinema, società di distribuzione milanese e alla Feltrinelli Real Cinema che con coraggio e intuito hanno promosso questo bel documentario.