Copia originale

La locandina

In genere quando si raccontano storie vere su falsificatori, ricettatori o gente di malaffare si predilige il tratto di personaggi loschi, poco raccomandabili o all’opposto fascinosi e pieni di carisma. La regola aurea è che siano ‘attraenti’. Per “Copia originale” si è invece preferito raccontare la verità, anche nella scelta dei protagonisti. Realismo, empatia e verosimiglianza sono i cardini della pellicola in questione. La falsificatrice viene punita, gli errori di distrazione hanno delle conseguenze, si può provare sempre a chiedere scusa.

Lee Israel (non c’è dubbio che quest’anno l’Oscar lo meriti Melissa McCarthy) è una scrittrice in difficoltà creativa ed economica. Da biografa che, tra gli anni Settanta e Ottanta, raggiunge il successo facendo rivivere sulla carta le vite di Katherine Hepburn, Tallulah Bankhead, Estée Lauder e della giornalista Dorothy Kilgallen, cade in crisi creativa. Per provare a vivere, invece di sopravvivere, si trasforma in una falsaria: inizia a scrivere lettere di attrici e scrittori, spacciandole per originali (con tanto di cottura in forno della carta per antichizzarla), per poi rivenderle. Dall’iniziale ed estrema solitudine, inaspettatamente la affianca un compagno di bevute e di raggiri, Jack Hock (un piacevole ritorno quello di Richard E. Grant): i due finiscono nelle mani dell’FBI.

La deliziosa colonna sonora, i chiaroscuri di New York e l’amore per gli animali fungono da ciliegina sulla torta. Il titolo in originale è “Can You Ever Forgive Me?”: molto più spiritoso e attinente rispetto alla nostra traduzione…