Così come sul Manifesto si parlava male di Kieślowski perché a quei tempi la Polonia si stava sganciando dall’Unione Sovietica, così oggi sul Giornale si parla bene di Clint Eastwood perché viene considerato su posizioni reazionarie. A prescindere dal valore intrinseco dei film.

Questa modo di giudicare, una volta finite le ideologie ha portato a esprimersi sui film secondo le simpatie personali. Non sopporto l’uomo Sorrentino, parlo male delle sue opere, sono amico di Guadagnino, ne parlerò bene. Sempre a prescindere.

Risultato finale: la critica cinematografica è morta, sostituita dagli uffici stampa che dettano legge e giudizi. Anche loro, ovviamente, a prescindere.