Solo: A Star Wars Story

Secondo film della serie “Star Wars Anthology”, produzione di storie a sé stanti che hanno come riferimento storico e narrativo l’universo di Guerre stellari; si ricollega quindi al concetto di “Rogue One: A Star Wars Story“, ma lo anticipa narrativamente.

La locandina

L’idea nasce dopo l’acquisizione della Lucasfilm da parte della Disney nell’ottobre del 2012. A quell’epoca viene annunciata una serie di spin-off dedicata al mondo di Star Wars, con uscite alternate a quelle della serie primari. Quindi in linea di massima la storia è nota. Si viene stimolati a vedere il film per pura curiosità rispetto alla Saga, ma il vero interesse ben presto scema.

Ambientata undici anni prima degli eventi di “Una nuova speranza” e dopo “Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith“, la pellicola racconta le vicende del personaggio di Han Solo dall’età di diciotto anni fino ai ventiquattro. Da fuggitivo in cerca di rivincita, all’amore per la misteriosa Qi’ra (Emilia Clarke), dalla nascita dell’amicizia fraterna con Chewbecca fino alla conquista dell’amata astronave Millennium Falcon, Han (il cognome è la diretta conseguenza di non avere genitori né origini parentali identificabili) è al centro della pellicola. 

Pochi villain degni di questo nome, poche emozioni e a parte il capello fonato di Han (Alden Ehrenreich), non si riesce a pensare ad altro se non a quando farà la sua apparizione il volto dell’inimitabile Harrison Ford. Il copione è scritto da Lawrence Kasdan e dal figlio Jon: Kasdan padre raggiunge così il poker di sceneggiatura di Guerre Stellari, con “L’impero colpisce ancora“, “Il ritorno dello Jedi” e “Il risveglio della Forza“. E probabilmente emerge una certa stanchezza.