La crisi di “mezza età” non ha età. Accade oggi, come poteva accadere nel Settecento veneziano di Casanova – o nell’Austria di primo Novecento di Schnitzler.

Superati i cinquant’anni, Giacomo Casanova cerca di sottrarsi allo spettro della vecchiaia rincorrendo un’ultima seduzione: conquistare la giovane e scostante Marcolina. Al di là delle illusioni e degli autoinganni, quella di Casanova è un’esistenza connotata da presagi di morte: la tosse iniziale, l’immagine evocata di un «uccello il quale scenda lentamente dalle sue eteree altezze per morire», perfino il pallore del viso cosparso di cipria.

Cinico e spregiudicato, l’inguaribile seduttore insegue nei propri sogni Marcolina, ma qual è realmente l’oggetto del suo amore, del suo struggimento? Forse Venezia stessa, la città in cui è stato imprigionato e alla quale, dopo esserne fuggito, brama ora ritornare. O forse il suo alter ego e rivale, il sottotenente Lorenzi, uno specchio in cui rivedere il se stesso del passato: sconfiggendo Lorenzi, Casanova uccide la gioventù, per restare infine solo con la propria decadenza.

Federico Tiezzi adatta il racconto di Schnitzler portandolo a teatro in forma di sostanziale monologo: in scena c’è solo Lorenzi accanto al protagonista Casanova; ma il sottotenente appare dichiaramente come una maschera semi-muta, più che come un vero e proprio personaggio dialogante. Neppure le tante donne, sedotte o da sedurre, esistono realmente: sono idee, ricordi, oggetto di contesa, ma non si concretizzano in una presenza fisica sul palco. Lo spettacolo poggia tutto sulla solida interpretazione di Sandro Lombardi, che veste i panni di Casanova con padronanza e naturalezza.

Sul fondo, tre musicisti accompagnano dal vivo l’andamento del racconto, come in un singolare concerto da camera che vede, accanto al violoncello, xilofono e percussioni. La scenografia è metonimica, con pochi dettagli a suggerire l’ambiente d’insieme: un paio di poltroncine, il tavolo con le carte da gioco, e soprattutto – lugubri, incombenti – i candelabri senza candele, disseminati intorno alla scena. Prossimo al protagonista è un portacandela con specchio: l’impenitente Casanova è un antieroe da leggere, per contrasto, come una Maddalena penitente dipinta da Georges de La Tour.

TitoloIl ritorno di Casanova
AutoreArthur Schnitzler
AdattamentoFederico Tiezzi
RegiaFederico Tiezzi
Musichevioloncello Dagmar Bathmann, percussioni Omar Cecchi e Niccolò Chisci
InterpretiSandro Lombardi e Alessandro Marini



Durata70'
ProduzioneCompagnia Lombardi – Tiezzi in collaborazione con Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze
Applausi del pubblicoRipetuti
In scenadal 28 novembre al 10 dicembre 2017 al Teatro India - Lungotevere Vittorio Gassman, 1 - Roma