“Io scrivo per tutti, ricchi, poveri, operai, professionisti… tutti, tutti! Belli, brutti, cattivi, buoni, egoisti. Quando il sipario si apre sul primo atto d’una mia commedia, ogni spettatore deve potervi trovare una cosa che gli interessa”. Questa è la filosofia creativa che guidava la scrittura di Eduardo De Filippo, applicabile alla commedia scritta nel 1922 per il fratellastro Vincenzo Scarpetta e messa in scena per la prima volta due anni dopo col titolo “Ho fatto il guaio? Riparerò!”; prendendo poi il nome definitivo solo nel 1933 con il titolo “Uomo e galantuomo”.
La commedia segna il passaggio di Eduardo dalla pura farsa al teatro di prosa, come sottolineato da Alessandro D’Alatri regista della riduzione teatrale. Al centro della commedia una scalcagnata compagnia di prosa (L’eclettica), ospite in un grande albergo di Bagnoli del ricco e giovane don Alberto De Stefano. Dopo l’insuccesso della prima rappresentazione, si decide di portare in scena il dramma a tinte forte ‘Malanova” di Libero Bovio. Le prove in albergo evidenziano il basso eclettismo dell’allegra combriccola, la cui vita di scena viene contaminata dalle quotidianità dei singoli interpreti, che scatenano una serie di equivoci dall’effetto comico irresistibile. Un gioco di continui rimandi tra realtà e finzione, alto e basso, dramma e farsa, Pirandello e Ionesco, che fanno di “Uomo e galantuomo” una commedia dai meccanismi perfetti e dall’effetto comico assicurato.
D’Alatri (un passato in pubblicità e cinema) propone una regia pulita e leggera, rispettosa del testo, al servizio di un gruppo di attori in stato di grazia, a partire dal felicissimo protagonista Gianfelice Imparato, che ricorda per gestualità e tonalità il grande Eduardo. Le scene essenziali di Aldo Buti, coadiuvato dalle luci piene di Adriano Pisi, esaltano la solarità dell’opera e la leggiadria della regia, così da sentire il caldo sole di Napoli ed il profumo del mare invadere la platea.
Ritmo, battute a raffica, risate fino alle lacrime e, quando sembra non esserci via d’uscita per i protagonisti, basta far perno su un piede, girare su se stessi schioccando le dita e cantare “Lallalarallì, lallalarallà”, la canzone dei matti. Finale con meritatissimi applausi scroscianti per uno spettacolo capace di mantenere le promesse, per una serata di allegra pazzia.
Titolo | Uomo e galantuomo |
Autore | Eduardo De Filippo |
Regia | Alessandro D’Alatri |
Musiche | Riccardo Eberspache |
Scene | Aldo Buti |
Costumi | Valentina Fucci |
Luci | Adriano Pisi |
Interpreti | Gianfelice Imparato, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Antonia Truppo, Monica Assante di Tatisso, Giancarlo Cosentino, Gennaro Di Biase, Emilio Fabrizio La Marca, Ida Brandi, Federica Aiello |
Durata | 120' |
Produzione | Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA |
Coproduzione | L’INCREDIBILE s.r.l. |
Anno | 2013 |
Genere | commedia |
In scena | fino al 23 novembre, Teatro Quirino di Roma |
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