Assistendo al musical “Mamma Mia!“, appare evidente come il cinema ed il teatro seguano due linguaggi tra loro differenti e che chi eccelle in un campo, non è detto che lo possa fare nell’altro.
Questo preambolo si rende necessario quando sia la regia riuscitissima della versione originale teatrale in scena al Teatro Brancaccio di Roma (dopo il successo milanese della scorsa stagione), sia quella cinematografica con Meryl Streep protagonista, sono curate dalla medesima persona: Phyllida Lloyd. Se è stata insignita dell’Ordine dell’Impero Britannico per la sua attività teatrale e non per il cinema, una ragione ci sarà.
Tanto sfilacciata, con poco ritmo, divorata dalla ingombrante presenza della star americana era quella cinematografica (non aiutata dalla scelta di attori di contorno di grande notorietà – Pierce Brosnam, Colin Firth – ma poca aderenza al ruolo), quanto calibrata, trascinante sebbene priva di idee originali e perfettamente compiuta quella teatrale.
Il tutto emerge anche nella versione italiana che, superato l’impatto della traduzione in italiano degli evergreen degli Abba che fungono da sceneggiatura e colonna sonora dello spettacolo, dopo un inizio un poco freddino, si scalda e decolla per non fermarsi più.
Un successo annunciato quello di Mamma Mia! che ha già travolto il pubblico di 270 città nel mondo e che dal 1999 – anno del debutto londinese – ad oggi, ha stracciato tutti i record, facendo ballare i teatri dei cinque continenti sulle note delle celebri canzoni degli Abba. Tradotto in oltre 10 lingue, nel mondo è stato visto da 45 milioni di persone incassando oltre 2 miliardi di dollari. Ultima la versione in cinese, che ha debuttato con successo quest’estate a Pechino.
La storia è nota: in una piccola isola greca, la ventenne Sophie sta per sposare Sky, il ragazzo che ama, e sogna di farsi accompagnare all’altare dal padre che non ha mai conosciuto. Dopo aver scoperto dal diario di Donna, sua madre, che i potenziali padri sono tre, decide di invitarli tutti alle nozze, per scoprire chi di loro sia quello vero.
Il ruolo della protagonista padrona di casa è affidato a Chiara Noschese, alternandosi con la rivelazione Francesca Taverni, capace di una presenza scenica importante ma non invadente con una briosità recitativa mista ad un’ottima padronanza della voce, talento che emerge in almeno un paio di brani vocalmente impegnativi.
Altra rivelazione è la giovane e misconosciuta (segnatevi il nome) Elisa Lombardi, per un musical tutto al femminile grazie anche alle trascinanti performance di Lisa Angelillo (Tanya) e Giada Lorusso (Rosie).
Il punto debole dello spettacolo risiede nelle interpretazioni maschili a partire dal Sam di Michele Carfora ai compagni Roberto Andrioli (Marco) e Gipeto (Giò). Ma sono piccole crepe sul tessuto di uno spettacolo godibilissimo, a tratti trascinante, senza momenti di stasi o noia; nonostante una scenografia semplice basata sula combinazione mobile di due soli elementi, ma capace di creare ambienti e situazioni diverse.
Insomma per chi vuole fare un tuffo dove l’acqua è più blu, in pieno anni Settanta/Ottanta, al sole di una piccola isola greca, “Mamma Mia” è lo spettacolo da vedere… E rivedere.
Titolo | Mamma Mia |
Autore | Benny Andersson, Björn Ulvaeus |
Adattamento | Alice Mistroni, Stefano D'Orazio |
Regia | Phyllida Lloyd |
Musiche | Benny Andersson, Björn Ulvaeus |
Scene | Mark Thompson |
Costumi | Mark Thompson |
Coreografie | Anthony Van Laast |
Luci | Howard Harrison |
Interpreti | Chiara Noschese, Francesca Taverni, Elisa Lombardi, Lisa Angelillo, Giada Lorusso, Michele Carfora, Roberto Andrioli, Gipeto |
Durata | 120' |
Produzione | Stage Entertainment, Littlestar, Universal |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
In scena | stagione 2010/2011 Teatro Brancaccio, Roma |
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