Judy Dench in “Philomena” e Kate Blanchett in “Blue Jasmine”: uno spettacolo nello spettacolo. Non recitano, sono i loro personaggi. Le loro nevrosi, i loro pianti, la loro ingenuità, i loro cambiamenti d’umore, i soliloqui, la dolcezza, la perfidia sono quelli di un documentario girato con la camera nascosta. Non un grammo di compiacimento, non un’ombra di artificio. Vivono e lo spettatore vive con loro aldilà del film, aldilà della sceneggiatura, aldilà della storia.
In Italia non esiste nessuna attrice in grado di sostenere simili performance. Ingessate, manieriste, didascaliche, non conoscono l’intensità, non si lasciano andare al talento. Perché non ne hanno. Il loro scopo è avere una buona critica sul giornale, compiacere i gruppi di potere culturale, non far fare brutta figura a papà o al fidanzato. Non recitano, fingono e i loro personaggi non sono credibili se non per le farsacce e i cine panettoni. E forse nemmeno per quelli.
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