“Amleto, no grazie”, perché chi è in fuga da guerre, tiranni, siccità ed epidemie non sa che farsene di un’ordinaria rappresentazione del più noto tra i drammi shakespeariani. I versi dell’opera, sparsi in un contesto che profuma di corpi esposti al sole dei deserti, si trasformano in una sorta di carta di identità per i personaggi senza nome che, di volta in volta, li fanno propri, urlandoli o sussurrandoli compulsivamente. Così come accade per il soliloquio onirico dei “Quaderni in ottavo” di Franz Kafka o per la divagante trattazione “Sull’hashish” di Walter Benjamin o per l’eco di Artaud che si respira nel “Testamente de la fille morte” di Colette Thomas o per le atmosfere rarefatte e struggenti di “Non tornerò” di Patrizia Vicinelli che aprono la scena.

Come in un teatro del deserto che si fa teatro dell’incontro, Riccardo Vannuccini riunisce i richiedenti asilo della Refugee Theatre Company con gli attori della Scuola di teatro e perfezionamento professionale del Teatro di Roma, in un’opera che richiede un deciso coinvolgimento immaginativo dello spettatore. Veri protagonisti di “No Hamlet. Please” sono i corpi, di volta in volta, agili e meccanici, inerti e scattosi, seminudi e coperti all’eccesso, come in una rappresentazione plastica di interiorità violate da un destino al quale non si sfugge.

Altro elemento forte sono gli oggetti che riempiono una scena all’apparenza minimalista, travolgendola in una sorta di caos: decine di paia scarpe riempite d’acqua che si riversa in scena, sedie che cambiano continuamente posizione, taniche che si svuotano, fogli bianchi strappati che assomigliano a fogli di via. La colonna sonora, curata da Rocco Cucovaz, è una sequenza ininterrotta e raffinata, all’interno della quale vale la pena segnalare brani dei Velvet Underground, Warren Ellis, Thomas Newman e Carla Bruni, che spesso si sovrappone, in un effetto voluto, alle voci recitanti.

“La parola morte”, poesia di Rodolfo Wilcock, con il quale si conclude la rappresentazione appare come sigillo finale dell’ombra che, come un oscuro rapace, volteggia su personaggi ed oggetti, ragioni e sentimenti fin dall’inizio di questa traversata in terre incognite, composte di sabbia e acqua salata, in un eterno tormento privo di estasi. “No Hamlet. Please” è dedicato alla memoria di Fatim Jawara, la calciatrice del Gambia annegata su un barcone, mentre tentava di attraversare il Mediterraneo.

V. R.

TitoloNo Hamlet. Please
AutoreRiccardo Vannuccini
RegiaRiccardo Vannuccini
MusicheRocco Cucovaz
SceneYoko Hakiko
CostumiYoko Hakiko
InterpretiLamin Njie, Yaya Jallow, Yeli Camara, Lucky Emmanuel, Joseph Eyube, Maria Teresa Campus, Vincenzo D’amato, Stefano Guerrieri, Chiara Lombardo, Caterina Marino, Eva Grieco, Lars Röhm, Capucine Ferry
Durata70'
ProduzioneAlba Bartoli
Anno2016
Generedrammatico
Applausi del pubblicoScroscianti
In scena fino all’11 dicembre 2016 al Teatro India, Roma