Cinque figure avanzano in controluce sopra un blu freddo e lunare. Le parole scambiate di fronte agli armadietti di uno spogliatoio-prigione sono spente, svuotate. Siamo nell’Argentina degli anni ’70 e la scomparsa di amici e parenti, la morte di chiunque sia ritenuto un elemento “pericoloso”, sono un’atroce costante: eventi con cui fare i conti ogni giorno fino a rischiare l’assuefazione e la rassegnazione. Tuttavia i protagonisti di “Mar del Plata” non sono insensibili automi: sono ragazzi che lavorano e giocano a rugby, hanno voglia di amare, giocare, lottare.
Nello sport non valgono le stesse regole della vita: se un desaparecido è una voce messa a tacere, i minuti di silenzio dedicati prima della partita al compagno ammazzato valgono come una voce che si leva, una denuncia contro i crimini della dittatura militare. Attraverso il rugby i giocatori del “La Plata” esprimono la loro ribellione, tutta la sete di giustizia e libertà: anche mettendo in pericolo la propria vita.
Una storia realmente accaduta, carica di passione ed eroismo, che traducendosi sulla scena non conserva la medesima forza. Il dramma procede con andamento prevedibile: tutto è esplicito e ripetuto, eccessivamente didascalico. L’emozione e l’enfasi arrivano come e quando ce l’aspettiamo, senza sorprendere. Lo spettacolo è poco agito e molto spiegato: ciò che accade sul palco finisce per diventare una mera illustrazione di quanto già anticipato a parole. L’articolazione prossemica scandita fra alto e basso e la scelta di un linguaggio sporco e realistico, sebbene apprezzabili, non sono espedienti sufficienti a conferire dinamismo e credibilità ai dialoghi. Se i “buoni” sono completamente buoni e i “cattivi” inesorabilmente cattivi, lo spettatore resta a distanza, perdendo l’occasione di comprendere più in profondità un periodo storico violentemente e follemente drammatico, le cui ferite sono ancora aperte.
Titolo | Mar del Plata. Gli “angeli del rugby” che osarono sfidare il regime argentino |
Autore | Claudio Fava |
Regia | Giuseppe Marini |
Scene | Alessandro Chiti |
Costumi | Sabrina Chioccio |
Luci | Umile Vainieri |
Interpreti | Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti, Tito Vittori, Edoardo Frullini, Fiorenzo Lo Presti, Giorgia Palmucci, Alessandro Patregnani, Guglielmo Poggi. |
Durata | 90' |
Produzione | Società per Attori e Accademia Perduta |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | Dal 3 al 13 novembre 2016 al Teatro Vittoria - Piazza Santa Maria Liberatrice, 10 - Roma |
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