Amir (Payman Maadi, il protagonista del film Premio Oscar Una separazione) e Sara (Negar Javaherian) stanno per trasferirsi a Melbourne per continuare i propri studi.
Nelle poche ore che li separano dal volo, i due stanno sistemando le ultime cose nel loro appartamento. Con loro, in casa c’è la figlia neonata dei vicini: la tata è dovuta uscire e l’ha affidata alla coppia.
Mentre i preparativi per la partenza continuano, e dopo aver chiamato il padre della piccola perché venga a prenderla, Amir e Sara dovranno fare i conti con un evento tragico che rischia di sconvolgere la loro vita.
Una corda tesa, un gioco di vibrazioni – sonore, figurative, di sguardi – alimentate da una situazione imprevista, non scelta e non voluta, che imprigiona i due protagonisti, involontari complici, in un meccanismo schiacciante e insostenibile. I due sperimentano la propria fragilità e l’improvvisa esclusione dal mondo che li circonda, in modo assai più radicale di quanto avevano preventivato con la partenza per l’Australia per fini di studio. Si doveva trattare solo di una parentesi, che lasciasse in definitiva intatte le dinamiche familiari e amicali della coppia, solo rendendole più soffuse e sfumate per la distanza. L’evento drammatico sotteso dalla vicenda irrompe come una lama affilata, recidendo d’un colpo sicurezze e illusioni dei due: non solo nei riguardi delle figure di contorno, che sprofondano nell’esclusione dalle dinamiche comunicative della coppia, non potendo essere messe a parte del terribile segreto che accomuna Amir e Sara, ma financo per i due giovani sposi, apparentemente uniti e affiatati, ma disperatamente soli nell’ombra proiettata dal senso di colpa e dalla incapacità di fronteggiare le conseguenze dell’accaduto. Il progressivo svuotamento della casa, la peregrinazione costante di parenti, amici, estranei scandiscono il progressivo affondare della coppia nella più cupa disperazione, fino al macabro, tragico espediente finale per risolvere (?) una situazione insostenibile.
Nima Javidi, abile regista di corti, nel suo primo lungometraggio dirige con mano esperta e ritmata la sconvolgente vicenda dei due giovani sposi; lo stile, essenziale, claustrofobico, con un occhio all’Hitchcock più esclusivo e sperimentale – quello di Nodo alla gola, tanto per intenderci – si sposa benissimo con la spietata sceneggiatura. L’appartamento, già caotico, ma luminoso, all’inizio della pellicola, perde progressivamente arredi, bagagli e luce, costringendo i protagonisti, al procedere della giornata, verso la chiusura degli orizzonti sperati; e l’incessante avanzare del tempo è scandito dal continuo squillare, trillare e battere di telefoni, computer, campanelli e citofoni. Il mondo vuole irrompere nella casa ormai rifugio dei due, e gli occhi spauriti e inquieti degli ottimi protagonisti denunciano il terrore che avanza a ogni intrusione. E la casa, la coppia, la cucina e l’individuo diventano progressivamente trincea, ridotta, bunker; la vita stessa sembra essere infine espulsa dall’ involucro corporeo dei due sposi, dispersi in una guerra voluta dal Fato.
Titolo originale | id. |
Regia | Nima Javidi |
Sceneggiatura | Nima Javidi |
Fotografia | Hooman Behmanesh |
Montaggio | Sepideh Adolvahab |
Scenografia | Keyvan Moghadam |
Musica | Hamed Sabet |
Cast | Payman Maadi, Negar Javaherian, Mani Haghighi, Shirin Yazdanbakhsh, Elham Korda, Roshanak Gerami |
Produzione | Javad Norouzbeigi |
Anno | 2014 |
Nazione | Iran |
Genere | Drammatico |
Durata | 91' |
Distribuzione | Microcinema |
Uscita | 27 Novembre 2014 |
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