ZERO
Autore
Massimilano Bruno
Regia
Furio Andreotti
Commento musicale

contrabbasso - Claudio Mosconi
chitarre - Massimo Giangrande
vibrafono e percussioni - Cristiano De Fabritiis
viola da gamba - Rosita

Musica
Punch and Judy
Produzione
Napoliteatro
Interpreti
Massimiliano Bruno
Anno
2006
Genere
monologo
On stage
Note
atto unico

Sei porte di vetro leggero per sei sedie diverse: questa, la scenografia evocativa di una confessione corale che porta lo spettatore dal riso all’amaro.

Perfetto stile firmato Massimiliano Bruno. Autore di Paola Cortellesi e sceneggiatore di Notte prima degli esami, conferma il suo talento di scrittore, ma anche di attore.
Dal dialetto nordico dell’alacre carabiniere, al romanesco di Walter passando al calabrese dell’Onorevole Rizzo, l’attore romano si misura in un monologo, talmente ben orchestrato e interpretato, da essere percepito come un coro a più voci.

All’inizio si ride e anche tanto, ma il pugno nello stomaco arriva, in chiusura, e fa male.

In una stazione dei carabinieri di un paesino calabrese un maresciallo sta interrogando il postino, detto Cacasotto. Accusato del furto di alcuni fucili, non si difende e non si altera, ma racconta. Racconta un’amicizia nata venti anni fa, una vacanza indimenticabile, amori e piccoli tradimenti di sei amici in villeggiatura. Eppure qualcosa non deve essere andato per il verso giusto. Si avverte l’oscurità di un segreto e la decisione di un patto di sangue.
Così, Massimiliano Bruno ci prende per mano e ci trascina nella vita di ognuno di loro, del poliziotto contestatore, della giornalista Margherita, di un attore ipocrita, di un centravanti muto, del codardo mafioso, di Cacasotto e le sue paure. Cosa può unire sei persone così diverse a distanza di tanto tempo?
“Tu hai il nostro stesso buio negli occhi”, replica Margherita a Walter che pensa per un momento di tornare a casa. Ma è solo un attimo: resta e aiuta gli amici a prendere il riscatto per venti anni di sofferenza.

Alla fine, sono tutti lì, stretti in un lungo abbraccio che sa di morte e di disfatta.
Per un solo secondo la solitudine è stata cancellata, ma la vendetta non è mai andata via. È lei a tornare e a far piangere la platea, presa di sorpresa dal monologo finale, straziante e bellissimo.
[marzia turcato]