Sei porte
di vetro leggero per sei sedie diverse: questa, la scenografia
evocativa di una confessione corale che porta lo spettatore
dal riso all’amaro.
Perfetto
stile firmato Massimiliano Bruno. Autore di Paola Cortellesi
e sceneggiatore di Notte prima degli esami, conferma il suo
talento di scrittore, ma anche di attore.
Dal dialetto nordico dell’alacre carabiniere, al romanesco
di Walter passando al calabrese dell’Onorevole Rizzo,
l’attore romano si misura in un monologo, talmente ben
orchestrato e interpretato, da essere percepito come un coro
a più voci.
All’inizio
si ride e anche tanto, ma il pugno nello stomaco arriva, in
chiusura, e fa male.
In una
stazione dei carabinieri di un paesino calabrese un maresciallo
sta interrogando il postino, detto Cacasotto. Accusato del
furto di alcuni fucili, non si difende e non si altera, ma
racconta. Racconta un’amicizia nata venti anni fa, una
vacanza indimenticabile, amori e piccoli tradimenti di sei
amici in villeggiatura. Eppure qualcosa non deve essere andato
per il verso giusto. Si avverte l’oscurità di
un segreto e la decisione di un patto di sangue.
Così, Massimiliano Bruno ci prende per mano e ci trascina
nella vita di ognuno di loro, del poliziotto contestatore,
della giornalista Margherita, di un attore ipocrita, di un
centravanti muto, del codardo mafioso, di Cacasotto e le sue
paure. Cosa può unire sei persone così diverse
a distanza di tanto tempo?
“Tu hai il nostro stesso buio negli occhi”, replica
Margherita a Walter che pensa per un momento di tornare a
casa. Ma è solo un attimo: resta e aiuta gli amici
a prendere il riscatto per venti anni di sofferenza.
Alla fine,
sono tutti lì, stretti in un lungo abbraccio che sa
di morte e di disfatta.
Per un solo secondo la solitudine è stata cancellata,
ma la vendetta non è mai andata via. È lei a
tornare e a far piangere la platea, presa di sorpresa dal
monologo finale, straziante e bellissimo. [marzia
turcato]