|
Autore:
Anthony
Minghella |
Adattamento:
Massimiliano
Farau |
Regia:
Massimiliano Farau |
Scene:
Fabiana Di Marco |
Costumi:
Shizuko
Omachi |
Luci:
Camilla Piccioni, Sara Pascale |
Musica:
Marco Schiavoni |
Produzione:
Alessandro
Lendvai per Suite S.r.l. |
Interpreti:
Barbara
Ronchi, Federica Marchettini, Gloria Gulino, Antonella
Civale, Elisa di Eusanio, Patrizia Ciabatta, Silvia D'Amico,
Sonia Barbadoro |
Anno
di produzione:
1985 |
Genere:
commedia |
|
|
|
Siamo
nell'Isola di Wight, luogo natale dell'autore Anthony
Minghella (Il Paziente Inglese,
Il Talento di Mr Ripley),
dove una studentessa universitaria ventunenne ha appena
fatto ritorno. La ragazza deve portare a termine una
gravidanza indesiderata e cerca conforto nelle amiche
di sempre. Né la lontana famiglia né
ovviamente l'ignoto padre, potranno evitarle di provare
un'amara sensazione di solitudine. Nonostante ciò,
Caroline (Barbara Ronchi, monoespressiva) può
ritenersi fortunata perché trova chi è
pronto a farle dono delle proprie esperienze, guidandola
nelle scelte più importanti e nel confronto
con la madre.
Pur
rendendo evidente la preparazione tecnica di tutte
le attrici, l'eccessiva scolasticità di intonazioni,
pronuncia e dizione, rischiano di far prevalere la
monotonia, non suscitando alcuna empatia nello spettatore.
Nonostante le attrici siano in grado di immedesimarsi
nei vizi e nelle virtù del proprio personaggio,
a conti fatti gli unici toni verosimili li troviamo
in Kate (Federica Marchettini) e Sheelag (Sonia Barbadoro,
madre di Caroline).
Sono
passati ventitré anni dalla stesura del testo,
eppure la sceneggiatura è quanto mai contemporanea:
vengono persino dipinte le interazioni in un microcosmo
forse più eterogeneo di quanto attualmente
non sia possibile trovare nella società. Ecco
allora che nel gruppo di amiche si distingue, oltre
che per l'interpretazione anche per la caratterizzazione,
il personaggio sicuro e deciso della Marchettini (un'insegnante
lesbica impegnata con una studentessa) che diventa
la principale spalla della protagonista.
Meritevoli
anche le scenografie: rendono vive le immagini di
ambienti differenti tra loro (dall'ospedale alla spiaggia,
dal salotto al viale percorso in bici) grazie a poche
strutture mobili e, soprattutto, alla creatività
delle attrici. Si assiste con interesse ai coreografici
cambi di scena, durante i quali le silhouette femminili
vengono isolate dallo sfondo e messe in risalto dall'accorta
illuminazione. In armonia con le musiche, questi semplici
movimenti di transizione si tramutano in una danza,
svelando allo spettatore una silenziosa grazia che
sarebbe stata auspicabile nei momenti di dialogo.
[simone salis]
|
|
|
|
|
|
|
|