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Autore:
Indro
Montanelli |
Adattamento:
Filippo Crivelli |
Regia:
Filippo Crivelli |
Scene:
Dada Saligeri |
Costumi:
Dada
Saligeri |
Produzione:
Compagnia
Attori e Tecnici del Teatro Vittoria |
Interpreti:
Viviana
Toniolo, Stefano Altieri, Massimiliano Franciosa, Stefano
Mesina, Annalisa Favetti, Roberto Della Casa |
Anno
di produzione:
1960 |
Genere:
commedia |
In
scena:
fino al 14 dicembre al Teatro
Vittoria, Piazza S. M. Liberatrice, Roma |
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1960.
Un anarchico, Michele Bakunin, irrompe in casa di
un commendatore milanese con in borsa una bomba ed
inseguito dalla polizia. Il padrone di casa accetta
di coprire Bakunin, spacciandolo per un pittore astratto
contemporaneo. Decide persino di tenerselo in casa:
l’anarchico si inserirà a tal punto nella
vita del milanese, da diventare causa involontaria
dello scoppiare di una rivoluzione nella testa e nella
famiglia del commendatore.
Non tutti conoscono Indro Montanelli come autore teatrale,
eppure lo fu: i suoi lavori (una decina) vennero rappresentati
tra gli anni Quaranta e la metà dei Sessanta
ma, come è comprensibile, sono spariti sotto
la mole ben più significativa del suo lavoro
come giornalista e saggista politico.
Montanelli drammaturgo non perde la tendenza alla
critica sociale né l’acume ironico, indirizzato
non tanto nei confronti della sinistra, suo avversario
naturale, ma del nemico ben più grande ed inaspettato:
quella classe borghese, che in Italia non esiste e
quando esiste non è media, è mediocre!
Il testo è rappresentato nella versione filologica,
e proprio in questo aspetto appare, oggi, fortemente
datato nel lessico, ma non per questo meno godibile.
In fondo “Indraccio” nella scrittura non
ha mai trascurato il gusto per la critica più
vigorosa verso i suoi che non per gli avversari.
Viva la Dinamite! mette
in scena una borghesia ignorante, ridicola, che si
trincera dietro la dignità formale, perdendo
completamente quella reale, sputtanandosi al punto
da far pensare all’ospite anarchico che in fondo
“loro sono povera gente” e che non vale
la pena buttare una bomba addosso a chi se la sta
“già mettendo da sola sotto il sedere”.
Filippo Crivelli mette in scena questo quadretto divertente
di un Italia che fu (e che in fondo è ancora
oggi), con uno stile classico, scandendo i tempi con
i due cambi di scena ed un ritmo veloce aiutato dalla
bravura degli attori che per una volta mostrano quello
che si chiama il “saper recitare”: uno
stile accademico tipico del teatro di parola. In più
costruisce una serie di Voci Fuori Scena e musiche
del tempo che appaiono forse un po’ didascaliche,
ma che non disturbano affatto ed aiutano lo spettatore
ad orientarsi nella storia.
Per la gioia di un pubblico che applaude, con il gusto
di vedere un lavoro teatrale di tutto rispetto. [jacopo
angiolini]
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