Lorenzo
(Pierpaolo Palladino), un attore squattrinato, accetta
malvolentieri un incarico come insegnate di laboratorio
teatrale in una scuola media. Il lavoro gli è
stato procurato dal collega Paolo che non può
svolgerlo, in seguito ad un remunerativo ingaggio
in una soap opera.
Paolo gli assicura comunque che lo affiancherà
nell’impresa, garantendogli anche il sostegno
di Francesco, l’amico musicista. Quando Lorenzo
si reca nell’istituto, si confronta con una
realtà ben diversa da quella prospettatagli:
il laboratorio teatrale non esiste e deve accontentarsi
di una malmessa palestra di una scuola di periferia.
Inoltre si scontra con un corpo docente stanco e fiaccato
dai programmi ministeriali, gli studenti/aspiranti
attori sono poco motivati e alcuni anche diversamente
abili. A conclusione, scopre che il compenso gli sarà
versato soltanto dopo un anno.
Lorenzo, l’esperto, comincia così a dubitare
delle sue capacità di comunicare con gli studenti:
parlano un linguaggio che non comprende e, a dire
il vero, non capisce neanche i loro nomi.
Solo sul palco, al centro di un ideale “cerchio
della fiducia del gruppo di lavoro”, il protagonista
e interprete Palladino, sdoppiandosi abilmente in
un monologo, impegnativo quanto divertente, dà
voce a dei ragazzi molto lontani dai modelli di aspiranti
artisti propinati dalla televisione.
Tra questi c’è Tyron, figlio di un circense
dal vocabolario limitato e un’adolescenziale
idiosincrasia per l’igiene personale; Juan un
italo-peruviano; Rosaria – detta Rosy –
una precoce e supponente lolita di periferia e Giada,
una ragazza down spaventata dall’insegnante
di sostegno. Questi ragazzi prendono vita evocati
dalle lezioni, si confondono sedendo idealmente tra
il pubblico e intraprendono insieme all’insegnante
un viaggio alla ricerca di se stessi.
Sputa
la gomma è il primo esilarante atto
di una trilogia di Pierpaolo Palladino, che indaga
un’umanità stanca e impastoiata da una
poco rosea realtà quotidiana, ma lo fa con
humour e con genuinità, senza scadere nel lacrimevole
e nel moraleggiante. Le lezioni di teatro diventano
la messa in scena ed il superamento delle debolezze
e dei problemi, aiutando sia i ragazzi che l’insegnante
a sconfiggere le proprie paure e confrontarsi con
il diverso e il difficile. Il linguaggio è
la chiave di volta della comunicazione e Lorenzo,
che riesce effettivamente a tirar fuori le sue doti
di esperto, trova un codice comune che gli permette
di avvicinarsi ai suoi allievi. Il segreto non è
avvicinarsi alle persone ma essere tra la gente.
Sembra una contemporanea opera pasoliniana piena di
passione con una carica d’ilarità disarmante.
[paola di felice]