Sixty Four
Musica: J.S. Bach “L'arte della fuga”
Coreografie, luci e costumi: Emanuel Gat
Interpreti: Roy Assaf, Alexis Jestin, David Gernez, Vincent Simon, Noa Shavit/Maeva Berthelot
Produzione: Emanuel Gat Dance
Silent Ballet
Coreografie, luci e costumi: Emanuel Gat
Interpreti: Roy Assaf, Alexis Jestin, Noa Gimelshtein, Noa Shavit, David Gernez, Vincent Simon, Maeva Berthelot, Mia Alon
Produzione: Emanuel Gat Dance

È arrivato a Romaeuropa con la nomea di astro nascente della nuova danza europea il coreografo israeliano Emanuel Gat – già premiato al Lincoln Center di New York – che nella serata unica all’Auditorium della Conciliazione ha presentato due lavori recenti.
Entrambi hanno debuttato in luglio al Montpellier Danse Festival. Entrambe le performance fanno leva sulla musica, in un ambiguo dittico di presenza assenza.
Sixty Four è costruito su L’Arte della Fuga, ultima grande partitura di Johann Sebastian Bach: una musica stupenda e quasi ingombrante, insieme alla quale i cinque danzatori sviluppano le 25 posizioni di partenza. I loro corpi in movimento a tratti sembrano le note del pentagramma. Si muovono distanti tra di loro e sembrano distanti anche dalla realtà con i loro abiti eleganti.
In Silent Ballet la musica è protagonista nel senso che è totalmente assente. Scelta sicuramente estrema, per una creazione che potremmo definire di “metadanza”, grazie alla quale gli unici suoni uditi dalla platea sono il rumore dei piedi sul tappeto e il fiato dei performer. Il movimento domina la scena e gli otto danzatori che lo incarnano sembrano solo umili figure al suo servizio.
A parte queste premesse, i due spettacoli non convincono: oltre a qualche interessante movimento coordinato, non si mostra nessuna novità nelle coreografie, nessuna trovata o sprazzo di genio. Il pathos stenta ad arrivare e ci si accorge che agli spettatori non resta niente di emozionante. Dall’Auditorium si solleva anche qualche fischio di disapprovazione, segno è che Romaeuropa 2008 ha per la prima volta deluso.
[simone pacini]

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