Sei
giornaliste del ‘900, dagli anni Venti agli anni
Ottanta: Mura, Masino, Brin, Cederna, Aspesi e Belotti
figurano nello spettacolo di Paolo Poli con brevi racconti,
pubblicati dalle autrici in quegli anni. Lo spettacolo
non si basa solamente sulla narrazione, è fatto
di coreografie e costumi. Presenza costante sono le
musiche proprie di quegli anni, insieme ad originali
filastrocche create dall’autore con Jacqueline
Perrotin. No mancano, come in ogni spettacolo di Poli
i fenomenali e avvincenti balletti coreografici che
ci riportano al periodo storico narrato.
Come sempre il regista toscano si cala egregiamente
nei personaggi femminili trattati, caratterizzandoli
a suo modo e rendendoli unici, a volte richiamandone
la sensualità e la sinuosità femminile.
Sin dal primo tempo la scena è sovraccarica di
simboli visivi e dei personaggi più disparati:
marinai, preti, cardinali, bambini, prostitute. Tutti
interpretati da un gruppo di attori abilmente diretti.
Persino gli animali diventano veri e propri personaggi;
uccelli, scimmie, mucche prendono la parola, dando un’immagine
del teatro come luogo dove anche l’impossibile
può accadere. Ancora una volta Paolo Poli calca
la scena con il suo istrionismo brioso, impersonando
molteplici caratteri.
Lo spettacolo in scena alla Sala Umberto può
essere paragonato ad un’esibizione carnevalesca,
dove dietro le mille maschere si nasconde di volta in
volta la nota vena satirica e la mordacità dell’attore
toscano. I “Sei brillanti” non ti permettono
mai di abbandonare l’attenzione, grazie all’alternarsi
serrato di vignette.
Alla chiusura della serata l’inteprete risponde
al lungo applauso finale con un’ulteriore prova
della sua maestria e della sua abilità. Il bis,
infatti, prevede la rappresentazione di una vignetta
piena di musiche e colori dedicata alla morte del gallo.
[cristina spadaro] |
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