Willy
Russell drammaturgo inglese nato nel 1947, è
autore di due lavori molto fortunati sull’emancipazione
delle donne nella working class provinciale. Emancipazione
che passa attraverso l’istruzione come in Rita
si educa (Educating Rita,
1980) o la fuga da un marito opprimente come in Shirley
Valentine (1986).
“Educating Rita” dopo essere stato rappresentato
con enorme successo dalla Royal Shakespeare Company
nel 1980 tanto da aggiudicarsi il premio per la miglior
commedia dell’anno dalla Society of West End Theatre,
nel 1983 divenne un film con Michael Caine e Julie Walters
intitolato Rita! Rita! Rita!
ottenendo ben tre nominations agli Oscar e vincendo
due Golden Globe per i migliori attori protagonisti.
Ora approda per la prima volta in Italia al Teatro Colosseo
di Roma dal 9 al 21 gennaio con il titolo Rita!
Rita! Per la regia di Massimiliano Zeuli. Rita
è una giovane parrucchiera, sposata ad un uomo
ignorante e violento che per emanciparsi da una vita
che si prospetta grigia e senza prospettive, decide
di iscriversi a dei corsi universitari sotto l’ala
protettrice del burbero, cinico ed ubriacone professor
Frank Bryant. Come ne “Il Pigmalione” di
Shaw, a cui Russell si è ispirato traendo tematiche
che poi elabora in chiave moderna, il rapporto professore
– allieva parte calibrandosi su determinate dipendenze
che con il passare del tempo vengono lentamente ribaltate,
sino a quando la debolezza di un personaggio non diviene
fierezza trasformando la fierezza del secondo in debolezza
e commiserazione.
Un gioco di potere, dove la cultura è solo una
leva, la più evidente che nasconde sottigliezze
psicologiche e caratteriali accennate nel testo in modo
che lo spettatore possa di suo completarle, riempirle.
La messa in scena, costruita su quadri intervallati
da sonorità dell’epoca – siamo nel
pieno degli Anni Ottanta –, si trascina in maniera
lenta e sin troppo ripetitiva. Ogni sequenza è
costruita in maniera meccanica e senza l’elemento
sorpresa che invece dovrebbe caratterizzare il tutto.
I personaggi resi con interpretazioni un po’ troppo
monocorde dai due interpreti Mimmo La Rana e Filomena
Bellusci non aiutano ad innamorarsi dei personaggi ed
a condividere insieme a loro la lenta caduta verso il
basso dell’uno e l’ascesa verso uno status
di maggior consapevolezza ed indipendenza dell’altra.
Nel complesso più ombre che luci.
[fabio melandri] |
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